La chiesa Cattolica, nella sua ETICA SESSUALE, condanna ogni espressione della sessualità umana che non sia la eterosessualità..vissuta nel matrimonio..
e pensare che gli animali,specialmente quelli a noi più vicini i Bonobos (98%del nostro DNA)
che potremmo definire i nostri Adamo ed Eva…vivono una sessualità libera.
(Così ha parlato Tommaso di Gianfranco Ravasi n “Il sole 24 Ore” del 15 aprile 2012)
“La vicenda ha la trama di un giallo. Inverno 1945-46: in un remoto villaggio dell’Alto Egitto, pressola città di Nag Hammadi (l’antica Chenoboskion), alcuni braccianti stanno estraendo dal sottosuoloun fertilizzante naturale. All’improvviso, sotto le pale, ecco apparire un orcio di ceramica sigillato:aperto, si rivela colmo di libri papiracei rilegati in cuoio. Il caposquadra sequestra per sé il tesoro elo colloca nella sua modesta abitazione ove senza imbarazzo sua madre, quando deve appiccare ilfuoco al focolare, non esita a strappare alcuni di quei fogli. Ma un giorno quell’operaio viene coinvolto in una faida di sangue e, costretto alla fuga,
si assicura qualche guadagno piazzando quei testi presso alcuni antiquari.
Sembra una leggenda, ma uno di questi codici giungerà fino a casa diJung, sì, lo “psicoanalista” celebre, come dono offertogli per un compleanno!
Fu solo dieci anni dopo la scoperta, nel 1955, che dodici di quei codici furono ricomposti in unità presso il Museo Copto del Cairo perché copta era la lingua in cui erano scritti, mentre bisogneràattendere fino al 1959 per l’ editio princeps del testo divenuto più famoso, quel Vangelo secondoTommaso
che ora possiamo leggere e studiare in una raffinata e accurata versione italiana commentata ampiamente, con testo originale a fronte, per merito di un borsista dell’Università di Torino, Matteo Grosso. In verità, ci si era accorti che quei fogli copti contenevano un testo apocrifo parzialmente già noto in greco in tre papiri rinvenuti tra il 1897 e il 1904 nella località di Ossirinco,un centro a 180 km a sud del Cairo, da due studiosi inglesi, Bernard P. Grenfell e Arthur S. Hunt, edatabili attorno al 200-250, antichi di oltre 100-150 anni rispetto ai più ampi paralleli copti di NagHammadi..Ma che cosa conteneva questo scritto che solo nel “colofon” finale è definito «Vangelo secondoTommaso»?
Si tratta di 114 lóghia, cioè “detti” di Gesù, alcuni presenti nei Vangeli canonici, altri ignoti.. ma spesso non privi di una loro attendibilità storica.
Ora, da tempo gli esegeti hanno isolato all’interno dei Vangeli di Matteo e Luca una fonte usata da questi evangelisti
denominata Q (dal tedesco Quelle, “fonte’) e costituita anch’essa di frasi pronunciate da Gesù. Si trattava, dunque, di qualcosa di parallelo
rispetto al Vangelo secondo Tommaso:
sappiamo, infatti, che i Vangeli ebbero alcuni “predecessori”, orali e scritti, ossia stesure parziali di detti e fatti di Gesù e memorie su di lui.
Certo, il nostro apocrifo è di redazione tarda, ma custodisce al suo interno frasi nuove o analoghe e talora identiche a quelle della fonte Q.
Nonostante l’«alone caliginoso» che avvolge il testo di Tommaso – per usare un’espressione di Grosso -,
a causa di una sua ipotetica dipendenza dalle mitologie gnostiche, cioè appartenenti a un’ideologia cristiana deviata fiorita soprattutto in Egitto,
dipendenza nettamente esclusa dal curatore di questa edizione, l’opera rivela una sua originalità sia contenutistica sia stilistica sia strutturale,
acutamente vagliata da una studiosa statunitense, April D. DeConick
(The Original Gospel of Thomas, T&T Clark, London – New York 2006).
Il modello di composizione risultante è dinamico, è quello di un rolling corpus che intreccia tradizioni orali e cristallizzazione scritta e che opera
«un continuo e progressivo incorporamento di materiale nuovo», destinato a «inframmezzarsi e compenetrarsi con quello precedente,
trasfigurandolo nella forma e riorientandone il significato».Tre sono gli attori che entrano in scena. C’è innanzitutto una voce narrante
che introduce i vari lòghia con la formula: «Dice Gesù…».
Si ha poi l’apostolo Tommaso che reca anche il nome di Giuda e la resa greca del significato di Thômàs, “gemello”, quindi Didimo, termine usato nei suoi confronti anche dal Vangelo di Giovanni (11,16; 20,24; 21,2).
Quest’ultimo lo presenta come personaggio centrale in una delle apparizioni di Cristo risorto, sotto lo scorcio simbolico del dubbioso (20,19-29),
al contrario di quanto accade nell’apocrifo ove è l’emblema del vero discepolo.Infine, ecco il protagonista Gesù che sorprendentemente non è mai chiamato
né Cristo né Figlio di Dio, ma soprattutto «il Vivente». Infatti, nel testo è di grande rilievo la dialettica tra vita e morte,tesa verso l’orizzonte escatologico per cui il fedele è destinato a «non gustare la morte» in quel paradiso ove gli alberi «non cambiano né d’estate né d’inverno», le cui foglie sono perenni,divenendo così simbolo d’immortalità (n.19). Perciò, sarà «beato colui che sarà saldo all’inizio: egli conoscerà la fine e non gusterà la morte» (n.18).
A questo punto non resta che percorrere i 114 detti di questo stupefacente Vangelo , accompagnati dalla ricca e attenta esegesi di Grosso.
Tanto per far pregustare qualche perla di questa collana spirituale, citeremo tre lòghia.
Il primo reca il n. 25 ed è un’esaltazione del precetto dell’amore:
«Dice Gesù: Ama tuo fratello come la tua anima; custodiscilo come la pupilla del tuo occhio».
Il secondo è in realtà l’ultimo della raccolta (n.114) ed è sconcertante per il suo aspro antifemminismo,
testimonianza di ambiti estremi del cristianesimo delle origini, ma ricondotto nei suoi termini specifici dal commento di Grosso a cui rimandiamo.
Ecco il testo: «Simon Pietro dice loro: Maria (Maddalena)deve lasciarci, perché le donne non meritano la vita.
Dice Gesù: Ecco, io stesso la attirerò affinché sia fatto maschio, così che possa anche lei diventare uno spirito vivente, maschio simile a voi.
Poiché ogni donna che si farà maschio entrerà nel regno dei cieli».
In un altro detto, il 22 ,si aveva invece il superamento della divisione dei sessi, un po’ nella linea di quanto affermava san Paolo:
«Non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3,28).
Infine, un terzo detto che è, invece, senza riscontri diretti nei Vangeli canonici, ma è dotato di una potenza espressiva straordinaria:
«Dice Gesù: Mi sono levato in mezzo al mondo e mi sono manifestato loro nella carne; li ho trovati tutti ubriachi e non ho trovato nessuno tra loro assetato.
E la mia anima ha sofferto per i figli degli uomini, poiché essi sono ciechi nel loro cuore e non vedono bene;
infatti vuoti sono venuti nel mondo e vuoti cercano di uscire dal mondo. Ma in questo momento sono ubriachi;
quando scuoteranno via il loro vino, allora si convertiranno» (n.28).
Questo vangelo ..riconosciuto ormai utile alla conoscenza di Gesù.. lo ha affermato Benedetto XVI..
recita cosi in un loghia (versetto)
61. Gesù disse, “In due si adageranno su un divano; uno morirà, l’altro vivrà.” Disse Salomè, “Chi sei tu signore?
Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato.
” Gesù le disse, “Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre.” “Sono tua discepola.”
“Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità.”
il senso di tale frase non è facile..cosa si intende per integro !! E quale può essere il senso di questo altro versetto:
“105. Gesù disse, “Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte ‘Montagna, spostati!’ si sposterà.”
Una cosa è certa,a mio avviso, il Creatore deve possedere in Sè..il Maschile ed il Femminile..altrimenti non poteva creare i due Generi..
ci sono persone che nascono androgine ..sono sbagli della natura?
Riprendo il filo del discorso principale..
Tra gli apostoli alcuni sono sposati (di Pietro si nomina la suocera), ma le eventuali mogli degli altri apostoli e discepoli non compaiono nella narrazione..
ma non è possibile che gli apostoli ed i discepoli fossero tutti celibi;
la maggior parte delle chiese cristiane dichiarano che Gesù fosse celibe;
Paolo di Tarso elogia sia il matrimonio sia il celibato, ma invita a essere, come lui, senza impegni per svolgere la sua missione di evangelista itinerante:
«Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;
ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere» (1 Corinzi7,8-9).
Altrove richiede che i vescovi siano sposati con una sola moglie e con figli ubbidienti:
i cristiani non sanno che a quei tempi gli ebrei potevano avere più mogli..vivere in poligamia..
«Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare […]
Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia,
come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (1 Timoteo3,2-5).
Bin Laden minaccia i Paesi europei
“Ritiratevi dall’Afghanistan
ROMA – Bin Laden minaccia l’Europa: “Abbandonate gli americani nella guerra in Afghanistan”. Il messaggio audio trasmesso dalla tv satellitare araba Al Jazeera, è rivolto quindi anche all’Italia che nella missione multinazionale Nato è impegnata dal 2003.
“L’influenza americana – dice Bin Laden – sta scemando e quella in Afghanistan non è stata una guerra onorevole: per questo chiedo agli europei di non partecipare a questo conflitto. I fatti dell’11 settembre sono una risposta a ciò che fanno gli americani e gli israeliani, ai palestinesi”.
Assumendosi la responsabilità degli attentati alle Torre Gemelle, Bin Laden assicura che i suoi amici taliban, al potere a Kabul, non erano a conoscenza di quel piano, e rivendica la piena responsabilità della strage dell’11 Settembre: “Di quegli eventi, gli afghani, i loro governo e il popolo non hanno alcuna responsabilità”, ha detto il leader di Al Qaeda. Per questo, secondo Bin Laden, l’invasione dell’Afghanistan, voluta dagli Stati Uniti, fu ingiustificata. “Chiedo quindi agli europei – ha concluso il leader del terrore – di fare pressioni sui politici affinchè finisca l’aggressione all’Afghanistan, dove sono stati bombardati anche donne e bambini”.
Una prima replica alle parole di Bin Laden viene dal portavoce del dipartimento di Stato americano Sean McCormack che, all’accusa rivolta agli alleati di accettare supinamente le scelte dell’amministrazione Usa, ha detto: “Credo che i nostri alleati della Nato comprendano abbastanza chiaramente quale sia la posta in gioco in quel Paese”.
Il messaggio di Bin Laden – ritenuto autentico dall’intelligence americana – era stato annunciato nei giorni scorsi attraverso un sito web islamista. Alla fine dello scorso ottobre, lo sceicco aveva diramato due comunicati nel giro di pochi giorni, ammettendo tra l’altro, per la prima volta, che Al Qaeda in Iraq aveva commesso degli errori.
(29 novembre 2007)
Questa è ..”l’ultima “truffa”… “mediatica” dell’Amministrazione Bush..
ho letto per caso..un ottimo articolo..che Vi propongo…non è mio..è di ..Roberto Polignano..
“SEMPRE A PROPOSITO DEL MALE”(domenica,11 giugno 2006)
La frase pronunciata in Polonia da Benedetto XVI sul perché il buon Dio non ha impedito l’orrore di Auschiwitz ha riproposto l’annoso quesito sul perché del male terreno. Tema sul quale la teologia cerca di dare delle risposte che lo gnosticismo da 20 secoli sistematicamente demolisce.
Il problema è che, preliminarmente, occorrerebbe accettare quella che è la pressante realtà, impossibile da negare: Il Dio (come gli dei dell’antichità) a cui si rivolgono tutti i fedeli, al di là della religione di appartenenza, non è altro che una entità, che nessuno ha mai visto, a cui gli uomini imputano tutta una serie di principi enucleati dalla stessa mente umana, attribuendogliene la paternità.
Quindi, se esiste un essere, da cui l’Universo e l’individuo hanno avuto origine, questo Dio si pone come l’effetto (l’uomo che parla in suo nome) rispetto ad esso, che ne rappresenta la causa. Tale percorso consente di configurare l’entità che gli uomini chiamano Dio secondo una logica razionale, perché ciò dà la possibilità di eliminare la figura che rappresenta il male: il demonio, fonte del problema.
Infatti, nel momento in cui l’uomo crea la figura di Dio come rappresentante del bene, è logico che è costretto a dar vita alla figura del demonio da identificare con il male. Di conseguenza si blocca tutto dinanzi alla ineluttabile domanda: perché Dio con tutta la sua onnipotenza non elimina il demonio e, quindi, lo stesso male? Perché non esiste. E allora, come spiegare il male?
Se per una attimo liberiamo la mente dai tradizionali racconti biblici e tratteggiamo quello che chiamiamo Dio come una energia fornita del principio della vita, di una immensa intelligenza e di quello che chiamiamo bene, e diciamo che egli, nel duplicare la sua essenza (cioè, nel dar vita a quello che poi sarebbe stato l’essere umano) in una creatura similare, constata che quest’ultima manifesta un forte potenzialità al male, potremo, allora, concludere che esso non è qualcosa di distinto dall’uomo, ma ne è una componente.
Un esempio può far meglio comprendere l’assunto. Se inserisco una spina in una presa della corrente, potrò accendere una lampada che illuminerà l’ambiente. Qualora compissi l’operazione con le mani bagnate potrei rimanere folgorato. Così l’energia elettrica può fornire la luce (il bene) e la folgorazione (il male). Ora, se ipotizziamo che sia Dio ad avviare la centrale elettrica (che sta a rappresentare metaforicamente l’uomo), con questa operazione avrà fatto nascere il bene (la luce) e il male (la possibilità di rimanere folgorati). Ma non si potrà imputare a Dio la responsabilità del male prodotto dalla corrente elettrica, in quanto conseguenza della energia stessa e, in ogni modo, l’uomo ha la capacità per adottare le misure per non essere investito dalla scarica elettrica.
Quindi, è stata la presenza dell’attitudine al male, manifestatasi antecedentemente alla creazione della materia (animata e inanimata), a rendere necessaria la nascita di quest’ultima. Allora, se l’uomo sconta anche le conseguenze di terremoti, inondazioni, ciò dipende dal fatto che l’ambiente in cui egli è stato destinato a vivere è l’unico compatibile con la sua natura e, dunque, subisce anche le conseguenze dei processi evolutivi della materia.
In conclusione, il cervello umano è nato sia con l’attitudine al bene, sia al male, ma poiché l’uomo è fornito – a differenza degli animali – della capacità di relazionarsi e di capire, può benissimo comprendere qual è la scelta giusta da operare.
A questo punto è agevole rispondere alla domanda: perché Dio non elimina i mali dalla terra? Perché, essendo il male una potenzialità che tutti gli esseri umani hanno – quindi, anche i bambini, i quali non vanno considerati innocenti, ma solo “innocui” fino a quando sono in tenera età (Novi Ligure docet) – la sua eliminazione può avvenire ad una sola condizione: la soppressione dell’intero genere umano.”
IL MIO COMMENTO…
ottimo articolo…e pensiero..direi spiritualità religiosa corretta..mi complimento con te..ho affrontato una vera ricerca in tal senso..e ..a 60anni di Cristianesimo vissuto… ti dico che quello che tu affermi è la Verità del Dio di Gesù e la Verità dell’Uomo..che è stato creato “libero” anzi ” indirizzato” a sperimentare sia il “bene” che “il “male”.. al fine di” emergere” dalla sua natura …puramente animale ” scimmia” ,incapace di “compiere il “male” ma “ugualmente “incapace” DI “COMPIERE” il “bene” …………il peccato “originale” è la più grande menzogna del pensiero umano… elaborato..”dai soliti “furbetti religiosi del quartierino”
(tutte le religioni che l’uomo si è creato..)il cristianesimo..è un’altra “cosa” ..è la Spiritualità..del Dio “rivelato” da “Rabbi Gesù” in contrasto con la “Religione ebraica”
..l’uomo ha iniziato a vivere come Figlio di Dio..solo nel momento che ..non.. tentato dal serpente..bensi..indirizzato.. dalla “ragione”.. ha iniziato a agire secondo le sue…esigenze..le esigenze primarie ..del suo “Essere..animale..poi..di ..Uomo..e.in futuro..Figlio di Dio..
Questo è il luogo dove nel 1945.. furono scoperte alcune anfore ,
contenenti manoscritti antichi..tra cui il Vangelo di Tommaso…
Vi consiglio di leggere ed ascoltare questo ” meraviglioso” evangelo..
e di farne un parallelo.. con i 3 sinottici che conosciamo…
( un consiglio responsabile..cominciate a pensare ai 3 sinottici..
non..come 3 vangeli ” distinti” scritti da MAtteo,Marco e Luca..
perchè in realtà sono unicamente ..un Unico Vangelo..
indirizzato a popoli o gruppi di persone..diverse..
in realtà “esistono” solo 2 Vangeli.. 1 quello “sinottico” e 2 quello Di Giovanni ..
che poi..non fù realmente scritto da Giovanni..ma ..
” dal discepolo Prediletto…” probabilmente..il discepolo Lazzaro..risuscitato
CARMELO RENDA (che dio ti benedica..)
“il silenzio di Dio”
l fabbro tira con il martello sull’incudine,
il tempo che intercorre tra un colpo e l’altro
per modellare il ferro, viene percepito come silenzio di Dio.
Attendiamo il colpo ultimo, quello definitivo,
che Dio tira per ultimare la sua opera
il Suo Regno.
Ho scelto il simbolo della mongolfiera perchè la verità anche essendo unica, ai nostri occhi appare mutabile, proprio come se stessimo osservando il mondo da una mongolfiera, a bordo ci sono un uomo e una donna, stretti per la mano, compiono un volo verso la verità.Non scrivo pensando, lo scritto rimane e le parole volano.
Scrivo pensando, lo scritto rimane e il pensiero si evolve.
Scrivo pensando, lo scritto rimane e la volontà di Dio si compie.
Lo scritto rimane e la verità si avvicina.
Lo scritto rimane e gli errori si possono riparare.
Scrivo quel che penso ma dopo averlo scritto potrei non condividerlo più.DHAMMAPADA Il cammino della liberazione
Antico canone buddista1 Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido
è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro
segue lo zoccolo del bue.2 Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero limpido
è seguita dalla gioia,
come la tua ombra ti segue,
inseparabile.
VERSI AUREI
Venera anzitutto gli Dei immortali secondo la legge, e serba il giuramento.
Onora poi i radiosi Eroi divinificati e ai daimoni sotterranei offri, secondo il rito.
Anche i genitori onora, e chi a te per sangue sia più vicino.
Degli altri, fatti amico chi per Virtù è il migliore imitandolo nel calmo parlare, nelle azioni utili.
Per lieve colpa, non adirarti con l’amico sinché tu lo possa. Presso il potere vige la necessità.
Queste cose sappi, e queste altre domina: il ventre anzitutto e. così pure sonno, sesso e collera.
Non far cosa che sia turpe in faccia ad altri o a te stesso; ma soprattutto rispetta te stesso.
Poi con le opere e la parola esercita la giustizia.
In ogni cosa, di agir senza riflettere perdi l’abitudine.
Delle ricchezze e degli onori, accetta ora il venire, ora il dipartirsi.
Di quei mali, che per daimonico destino toccano ai mortali, con animo calmo,
senz’ira sopporta la tua parte pur alleviandoli, per quanto ti è dato:
e ricordati che non estremi sono quelli riservati dalla Moira al Saggio.
Buono o cattivo può essere il parlare degli uomini; che esso non ti turbi, non permettere che ti distolga.
E se mai venisse detta falsità, ad essa calmo opponiti.
Ciò che inoltre ora ti dirò, in tutto osservalo: che nessuno, con parole o con atti,
ti porti a dire o a fare cosa che per te non sia il meglio.
Prendi consiglio prima di agire a che non ne seguano effetti funesti.
Fare o dire cose futili e sciocche è da uomo misero; tu, invece, fa cose di cui non abbia a pentirti.
Nulla, dunque, di cui non sappia; scorgi quel che davvero ti è necessario – e felice sarà la tua vita.
Non conviene trascurare la salute del corpo.
Nelle bevande, nel cibo, negli esercizi ginnici serba misura.
La misura, dico, che da ogni turbamento ti preserverà.
Abituati ad una vita monda e priva di mollezze e astienti dal far ciò che attira l’invidia.
Non spendere avventatamente, come chi ignora quel che vale, senza però essere gretto:
la misura in ogni cosa è la perfezione.
Fa dunque quel che non ti nuocerà, riflettendo bene prima di agire.
Dalla dolcezza del sonno sorgendo fissa con cura tutto ciò che nella giornata farai,
e [a sera] i tuoi occhi, ancorché stanchi, non accolgano il sonno senza esserti prima chiesto quel che facesti:
Dove son stato? Che cosa ho fatto? Che cosa ho omesso di quel che avrei dovuto fare?
Cominciando dalla prima azione fino all’ ultima, e di nuovo tornandovi.
Se hai compiuto cose, spregevoli, punisciti; se hai rettamente agito rallegrati.
Queste cose sforzati di fare, a queste cose applicati, con fervore.
Ed esse ti metteranno sulla via della virtù divina.
Sì, per colui che nella nostra anima trasfuse la Tetrade, fonte perenne della natura!
Inizia dunque l’opera, ma prima gli Dèi invoca, a che te la portino a compimento.
Da tutto ciò reso forte, degli Dèi immortali e degli uomini mortali conoscerai l’essenza
e come ogni cosa si svolge e giunge al termine.
Conoscerai anche come sia legge una Natura uguale a sè stessa in tutte le cose.
Così non avrai vani desideri, e nulla ti resterà celato.
Saprai che gli uomini soffrono mali da loro stessi scelti. infelici che, avendolo vicino, il bene non vedono né intendono!
Pochi conoscono il modo di liberarsi dai mali: a tal segno la Moira offusca la mente dei mortali!
Come trottole qua e là sono sospinti tra urti senza fine.
Funesta loro compagna, una congenita, inconscia irosità li mena a rovina,
irosità alla quale conviene tu non dia esca, né che ad essa resista, ma che devi scansare.
Zeus padre, da tanti mali libereresti certamente gli uomini se rivelassi loro quale sia il loro vero daimone!
Ma tu confida, perchè divina è la razza di quei mortali cui la sacra natura manifestandosi parla.
Se in te v’ è alcunchè di quella razza, riuscirai in ciò a cui ti esorto.
Avendo risanata la tua anima da quei mali la libererai.
Astienti però dai cibi di cui ti dissi. E abbi intelletto, e nelle purgazioni, e nella liberazione dell’anima.
Ogni cosa osserva, distingui e valuta, l’intelletto dall’alto eleggendo per guida adeguata.
Allora, lasciato il corpo, salirai al libero etere.
Sarai un dio immortale, incorruttibile, invulnerabile. PITAGORA
Date a me quello che è mio
Giovedì 5 Gennaio 2006
Rifletto su una frase che è riportata sia dal Vangelo di Tommaso che dai vangeli Canonici, la domanda che bisogna porsi è, la differenza è lieve o abissale? La frase riportata nei vangeli canonici dice così:Matteo 22:17
17 Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» 18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? 19 Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli porsero un denaro. 20 Ed egli domandò loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» 21 Gli risposero: «Di Cesare». E Gesù disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». 22 Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatolo, se ne andarono.
Nel Vangelo di Tommaso dice:
100. Mostrarono a Gesù una moneta d’oro e gli dissero, “Gli uomini dell’imperatore romano ci chiedono le tasse.”
Lui disse loro, “Date all’imperatore quello che è dell’imperatore, date a Dio quello che è di Dio, e date a me quel che è mio.”
La riflessione è questa, se la frase del Vangelo di Tommaso fosse stata davvero pronunciata da Gesù e qualcuno volontariamente e con malizia avesse eliminato la parte di frase di Gesù in cui afferma ” date a me quel che è mio ” allora quella mano ha commesso la riparabile ingiustizia di sottrarre al singolo individuo la proprietà di cui solo lui è il legittimo proprietario.
In altri termini la frase del Vangelo di Tommaso potrebbe avere il senso, rispettà l’autorità dello stato, non sottrarti a quello che è spirituale, non farti sottrarre ciò che ti appartiene.
In pratica se la frase che Gesù ha realmente pronunciato fosse quella del Vangelo di Tommaso, avrebbe anche il senso di, ” riporta quello che ho detto e continua a pensarla come credi”. Nessuno può impedire l’individuo a dare tutto se stesso, tutto ciò che gli appartiene alle autorità e a Dio.
alcuni commenti:
very interesting, but I don’t agree with you
Idetrorce
fratello mio sei su una falsa strada.
io pregherò per te, per il MIO E TUO DIO e la Madre Santa Maria Ss. ti illuminino nel loro AMORE, pagando così il tributo dell’AMORE A COLUI CHE CI HA CREATI E REDENTI.
Postato Venerdì, 4 Gennaio 2008 alle 7:22 pm da maria
sorella..dimmi..ma cosa ho fatto di male..me lo dici?
pensi che sono tanto di fuori?
39. Gesù disse, “I Farisei e gli accademici hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo.Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe.”
34. Gesù disse, “Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso.”
6. I suoi discepoli gli chiesero e dissero, “Vuoi che digiuniamo? Come dobbiamo pregare? Dobbiamo fare elemosine? Quale dieta dobbiamo osservare?”
6-b. Gesù disse, “Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Alla fine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto.”
3. Gesù disse, “Se i vostri capi vi diranno, ‘Vedete, il Regno è nei cieli’, allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, ‘È nei mari’, allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa.”
26. Gesù disse, “Voi guardate alla pagliuzza nell’occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nel vostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene da rimuovere la pagliuzza dall’occhio dell’amico.” 67. Gesù disse, “Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto.” 102. Gesù disse, “Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame.”
Postato Domenica, 6 Gennaio 2008 alle 11:56 pm da andrea
Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio signore crocifisso. “
Figura controversa della chiesa cattolica negli anni 60 e 70 (i suoi scritti non ricevettero l’imprimatur) oggi è rivalutato per il suo impegno civile nell’educazione dei poveri.
(la fede)….”Hans Joachim Staude, amante della semplificazione, essenzialità e unitarietà, rimane sorpreso per la caparbietà del giovane allievo: “Per me, una cosa memorabile è proprio lo slancio con cui si mise all’opera per realizzare quanto gli avevo comunicato. Mai avevo trovato tanta veemenza in uno scolaro. Mentre fuori era il più bel maggio del mondo, si chiuse in questo studio polveroso che prendeva luce da nord … . Trovai in questo scolaro una completa non preparazione. Fui io a fargli fare il primo, vero disegno della sua vita. Mi resi subito conto che era un giovane dotato di grande intelligenza. Così, invece di limitarmi a correggere i suoi disegni, gli spiegai da che cosa doveva partire: gli parlai della scelta di tutto ciò che è essenziale, gli parlai della semplificazione, gli parlai della unità che deve regnare in ogni lavoro, disegno o pittura che sia. E lui capì al volo queste cose (….) “. (vedi: Intervista
Sarà il suo maestro di pittura, personalità moralmente molto alta, a aprire un varco nella confusione: “Con Lorenzo parlavo del senso sacrale della vita. Perché il mio scopo di pittore è di far diventare sacra la realtà che mi circonda, è di esprimere “il santo” che è nel profondo di tutti noi (…). E’ la prima volta che dico queste cose. Le dimentichi “. (vedi: Intervista di Neera Fallaci a Staude)
L’esperienza con lo Staude, attraverso la sua ricerca del “santo” nascosto in ogni cosa, produce, nel ragazzo, un'”iniziazione ” al senso religioso della vita e alla ricerca di un assoluto spirituale. La particolare sensibilità al colore lo porterà ad appassionarsi sempre più al linguaggio pittorico e poi a quello liturgico per scoprire i significati: “Era un ragazzo capace di avvertire un godimento sensuale per il colore”.(Intervista di Neera Fallaci a Staude)
“A primavera, racconterà don Auro Giubbolini suo compagno di seminario, andava sempre per i campi a vedere i mutamenti di colore della natura “.
Nell’estate del ’42, trova un vecchio messale e ne rimane fortemente influenzato: ” Ho trovato un vecchio messale qui a Gigliola, in una cappellina di proprietà della famiglia. Ho letto la Messa. Ma sai che è più interessante dei Sei personaggi in cerca di autore? “
(vedi: Lettere a del Buono – Luglio 1941)
Il processo di materializzazione e rappresentazione del segno, per mezzo del pennello, gli farà sempre più scoprire e rifiutare la sua identità: ” (….) Poi dico Porco Io (….) dico che sono un coglione, che sono un troia, che la pittura è una vacca e che mi fa rivedere (nella pittura come specchio) cioè vomire,vomitare, rigettare, putrefare “. (Lettere a del Buono – Luglio 1941)
Questa sensibilità interiore lo spinge a esplorare altre gerarchie di valori, anche se apparentemente più umili: “Mi piacerebbe fare dei grandi affreschi pieni d’angeli biondi, ma sciare è molto più bello, anche pattinare a rotelle è più bello, anche cascare dietro il palazzo di Giustizia è piu bello, molto più bello e avere degli amici accanto è 7 volte e l/2 più bello. Io preferirei avere accanto degli amici che dipingere “. (Lettere a del Buono – Luglio 1941)
Come dice Padre David Maria Turoldo, la sua già forte personalità si trasformerà repentinamente, fino a esprimere il desiderio di diventare parte dell’invisibile e del santo suscitato dal pittore tedesco. “Il fenomeno don Milani, non si spiega che con il segreto della santità (…) santità riuscita a sposarsi a una autentica dialettica vissuta addirittura sul piano della “cultura”. Una santità che finalmente non è solo “bontà” come si usa giudicare da parte degli inellettuali, forse per legittimare la loro viltà e i loro compromessi. Qui non siamo di fronte solo a un convertito, qui c’è qualcosa di più. In antico si sarebbe detto che qui siamo davanti a un predestinato”.
I significati che stanno dietro l’espressività della Messa, argomento degli affreschi che voleva dipingere nel chiesino di famiglia, a Gigliola, lo porteranno invece a vivere il mistero che si cela nella funzione sacra e comunitaria. La pittura non rappresentava più quella soglia tra il dentro, coscienza, ed il fuori, realtà. In lui quella soglia si fa parola. La mancanza di parola del ragazzo montanaro di Barbiana, oppure dell’operaio di S. Donato e anche la parola “diversa” dell’intellettuale, prigioniero e limitato da un certo tipo di realtà, necessiteranno di un “tramite” per poter comunicare. Dice, giustamente, Francesco Milanesi: “Non si accontentò più di dipingere con tela e pennelli, lo fece con tutto se stesso. Fece di sè il pennello, della sua vita la tela e dei sacramenti i suoi colori “. La pittura, strumento espressivo, era, per il priore, insufficiente a capire lo scopo della propria esistenza e limitativa al suo bisogno di comunicare. Lo dice al maestro poco dopo il suo ingresso in seminario e Staude resta stupito dal cambiamento: “E’ tutta colpa tua. Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada “. (Intervista di Neera Fallaci a Staude)
Questi nuovi rapporti lo libereranno dal vuoto e gli daranno uno scopo. Nel settembre del 1942 Lorenzo si iscrive all’Accademia di Belle Arti a Brera dove apre uno studio a piazzale Fiume, ma nel novembre a causa della guerra, si trasferisce di nuovo a Firenze.
Il mondo laico
“Frequentava palestre e circoli operai era più o meno socialista (….) “.
(Enriques Agnoletti – MORTE DI UN SANTO Il Ponte 30.6.67)
E’ di questo periodo l’incontro con la componente laicista fiorentina, composta di pensatori, di educatori e di uomini politici senza pregiudiziali. Saranno questi stessi uomini che lo difenderanno allo spasimo, scrivendo su riviste come “Scuola e città”, il “Il Ponte” e “Azione non violenta” di Capitini, ammirato da don Milani per la sua sincerità di non credente. Una componente, in seguito ben rappresentata anche dagli amici giornalisti: Giorgio Pecorini e Mario Cartoni. Dentro la scuola di Barbiana tale pensiero era sostenuto dalla personalità forte e dalla critica tagliente dell’amico e collaboratore professor Agostino Ammannati.
Molti erano uomini del vecchio Partito d’Azione. Erano coscienze poco disposte a parlare con il “prete” eppure, conoscendolo, hanno smontato, insieme a lui, gli steccati, anche quelli interni alle “loro chiese”. Saranno, quasi solo, questi uomini a difenderlo da coloro che si proporranno come i detentori delle verità cristiane, perché facenti parte della gerarchia ecclesiastica. Riconobbero, anche se più sottovoce, la rottura con il loro mondo borghese e sperarono con lui in un futuro di giustizia e liberazione. Sono loro ad esaltare la sua visione profetica, il suo primato della coscienza su l’obbedienza borghese o clericale, quella che “non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni “(vedi: Opere – Lettera ai Giudici). Essi confermano, nelle loro testimonianze, l’autenticità di questo prete incline alle nette prese di posizione, ma dentro l’ortodossia rigorosa. E’ stato un prete col quale hanno potuto dialogare su qualsiasi argomento perché la sua scuola, che alcuni di loro hanno frequentato, sia a S. Donato che a Barbiana, non fu mai “confessionale”, come lui stesso ha spesso chiarito: ” Il prete lo faccio quando amministro i sacramenti. La scuola mi serve per cercare di trasformare i sudditi in popolo sovrano, gli operai ed i contadini sfruttati, in persone consapevoli e capaci di rivendicare i propri diritti “.
Per loro, Lorenzo rimane l’educatore rivoluzionario che hanno incontrato e mentre la sua fede è considerata un fatto privato, vedono nel tema della giustizia l’elemento propulsore alla sua vocazione. Questi incontri daranno impulso alla sua crescita morale e interiore, ma il periodo più burrascoso e incerto della sua vita lo spingerà ad andare oltre: ” (…) dominato, quasi ossessionato, dal tema della giustizia e del diritto alla vita”.
(Enriques Agnoletti – MORTE DI UN SANTO Il Ponte 30.6.67)
Questa ossessione, sprigionata dalla drammaticità dell’esistenza umana in quel particolare periodo storico del ’43, avrà bisogno di altre risposte prima di capire bene il suo destino. Il cugino Paolo, ufficiale a bordo della corazzata “Roma”, affondata dai tedeschi, annegherà il 9 settembre.
IL VANGELO
La conversione di don Milani è di poco prima. Come dice la madre, è e resterà un mistero che nessuno potrà spiegare. Si sa del fascino provocato dal messale trovato nella cappella di famiglia. Ma cosa, con esattezza, lo ha spinto quel giorno da don Bensi? La curiosità, il desiderio di Verità o la ricerca dell’Assoluto?
Dice il vecchio sacerdote descrivendo l’ambiente di provenienza del suo giovane neofita: ” Una morale integrale laica, una perfezione estetica, un senso del dovere fino allo scrupolo, un gusto per la raffinatezza e l’armonia, che non lasciavano il minimo spazio per Dio. Il nome di Cristo non l’aveva mai sentito pronunciare. Nemmeno un’educazione ebrea, ma perfettamente agnostica, compiutamente secolarizzata, anche se una madre ebrea rimane sempre e comunque un’ebrea, anche se non lo professa “.(Testimonianza di don Bensi – Comunità e Storia 5.6.77)
In seminario troverà una ragione assoluta per vivere: “La nostra è una famiglia in cui si è sempre avuto tutto, dal pane alla cultura, dal prestigio al gusto delle cose belle. Ma solo in seminario Lorenzo trovò subito ciò che istintivamente cercava con tutto se stesso: una ragione assoluta per vivere, una disciplina costante”. (Intervista alla madre – Nazzareno Fabbretti)
E’ certo che, d’un colpo solo, Lorenzo Milani Comparetti che proveniva con i suoi vent’anni da un’altro ambiente, vide tutta l’educazione ricevuta svuotarsi di tanti valori: ” (….) i vent’anni passati nelle tenebre (….) Don Lorenzo”.
La Verità del Vangelo lo condurrà sullo stesso itinerario dell’apostolo Paolo: dalle tenebre alla luce. Un mistero che non può essere spiegato: “Mio marito ed io eravamo contrari, abbiamo sofferto di quella scelta. Io come agnostica ed ebrea, e anche mio marito benché cattolico d’anagrafe. Ma non abbiamo detto o fatto nulla per distogliere Lorenzo dal suo proposito. Lo conoscevamo bene, sapevamo che se aveva deciso per quella strada nessuno lo avrebbe potuto dissuadere. Cosa ho provato davanti alla sua conversione? Come dirlo? e poi, perché parlarne? Credo che questo appartenga solo a me, al mio cuore e ai miei ricordi. Una cosa come quella è sempre un mistero, e io non posso presumere d’aver capito il mistero della vocazione religiosa di mio figlio “. (La madre – Intervista di Nazzareno Fabbretti)
Il comportamento di “quel ragazzo” resta indelebile nella memoria del padre spirituale: “Quel ragazzo, partì subito per l’Assoluto, senza vie di mezzo. Certo è che, una volta incontrata la verità del Vangelo, decidersi per essa fu tutt’uno; niente poteva reggere il confronto, non restava che vivere solo per Dio”. (Testimonianza Don Bensi – Comunità e storia. 5.6.1977)
La fede, dunque, era fame di assoluto, dedizione completa, autenticità cristiana. Sarà, per il giovane, motivo di grandi libertà e scudo contro la schiavitù della storia. Così la fede gli farà scrivere, burlandosi delle verità di ogni tempo, di: ” (….) precedere sempre il secolo, di trascinarselo dietro come un garzoncello intimidito (….)”.
Ecco che l’iniziazione lascia il posto: “alla verità che viene dall’alto”.
La conversione si colloca subito dopo il ritorno a Firenze, la data la definisce lui stesso in una lettera inviata il 4 giugno1963 all’amica Elena Brambilla che gli faceva gli auguri per un anniversario di sacerdozio: “Mia moglie ed io le mandiamo i nostri affettuosi ringraziamenti. Non ci eravamo accorti delle nostre nozze d’argento. Comunque proprio in questi giorni il 27 maggio ho compiuto 40 anni di vita “civile”, proprio oggi 20 anni di vita cristiana e in questo mese compirò i 16 anni di sacerdozio”.
Parlando della conversione di Lorenzo, dice Padre Ernesto Balducci: ” Entrato come di scatto nell’universo cattolico, egli lo accettò come nascendo si accetta il mondo esistente. Per lui la Chiesa era quella che era come l’Orsa Maggiore, che non si mette in questione “.
«Il disoccupato e l’operaio d’oggi dovranno uscire dal cinema con la certezza che Gesù è vissuto in un mondo triste come il loro che ha come loro sentito che l’ingiustizia sociale è una bestemmia, come loro ha lottato per un mondo migliore.»
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.
Citazioni
Fondazione Don Lorenzo Milani
Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale.
Da Esperienze pastorali
Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio.
Da Esperienze pastorali
Io al mio popolo gli ho tolto la pace: Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato le anime e le situazioni con la durezza che si addice
al maestro. Non ho avuto né educazione né riguardo né tatto. Mi sono attirato addosso un mucchio di odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti e di conversazione del mio popolo.
Da Esperienze pastorali
E qual’è mai il giornale che scrive per il fine che in teoria gli sarebbe primario cioè informare o non invece per quello di influenzare in una direzione.
Da Esperienze pastorali
Da bestia si può diventare uomini e da uomini si può diventare santi: Ma da bestia a santi con un solo passo non si può diventare.
Da Esperienze pastorali
Io non vendo le mie singole prestazioni ma vendo la mia vita intera a una comunità intera, e quello che faccio lo faccio per tutti eguali e non faccio piaceri speciali a nessuno, perchè tutti sono ugualmente miei figliuoli“.
Da Esperienze pastorali
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia.
Da Lettera a una professoressa
Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Da Lettera a una professoressa
Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. Da Lettera ad una professoressa
Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno.
Da Lettera ad una professoressa
È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui.
Da Lettera ad una professoressa
Non mi ribellerò mai alla chiesa, perchè ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la chiesa.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Quando ci si affanna a cercare apposta l’occasione pur di infilare la fede nei discorsi, si mostra d’averne poca, di pensare che la fede sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita e non invece ‹modo› di vivere e di pensare.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Dai superficialissimi giudizi che voi intellettuali osate farci sulle cose della vita reale e che per forza di cose non potrete mai palpare con mano, ma solo attraverso l’inchiostro e la rielaborazione intellettuale.
Da Lettera di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Mi fa tenerezza pensare come sei giovane per addentrarti nell’immensa solitudine di chi cerca solo di salvarsi l’anima. Ma solitudine per modo di dire. Si perde tutti i superiori, quasi tutti i confratelli, tutti i signori quasi tutti gli intellettuali e si trova in compenso tutti i poveri, gli analfabeti, i deficienti (mi ha fatto tanto ridere di gioia il sentire che a vespro non avevi che un deficiente. Io sono più in gamba di te, ne ho quattro. Molte domeniche non ho che loro e penso sempre che Dio mi deve volere molto bene se mi circonda di suoi elettissimi a quella maniera).
Lettera a don Ezio Palombo Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.
La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: ‹Povera vecchia, non ti intendi più di nulla› e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo felice solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle. Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Ho badato a accettare in silenzio perchè volevo pagare i miei debiti con Dio, quelli che voi non conoscete. E Dio invece mi ha indebitato ancora di più: mi ha fatto accogliere dai poveri, mi ha avvolto nel loro affetto: Mi ha dato una famiglia grande, misericordiosa, legata a me da tenerissimi e insieme elevatissimi legali. Qualcosa che temo lei non ha mai avuto. E per questo m’è preso pietà di lei e ho deciso di risponderle. Lettera all’Arcivescovo di Firenze Card. Ermenegildo Florit
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.
Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
L’arte dello scrivere è la religione. Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa. Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Ma il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato insieme la casa dei poveri nella reggia dei ricchi, ricordati Pipetta, non ti fidare di me, quel giorno ti tradirò. Quel giorno io non resterò lì con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te di fronte al mio signore crocefisso.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Il disoccupato e l’operaio d’oggi dovranno uscire dal cinema con la certezza che Gesù è vissuto in un mondo triste come il loro che ha come loro sentito che l’ingiustizia sociale è una bestemmia, come loro ha lottato per un mondo migliore.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.
L’elemosina è orribile quando chi la fa crede d’essersi messo a posto davanti a Dio e agli uomini.
La politica è altrettanto orribile quando chi la fa crede d’essere dispensato dal sentir bruciare i bisogni immediati di quelli cui l’effetto della politica non è ancora arrivato: È evidente che oggi bisogna con una mano manovrare le leve profonde (politica, sindacato, scuola) e con l’altra le leve piccine ma immediate dell’elemosina,
Da Lettere di don Lorenzo priore di Barbiana
ho voluto più bene a voi (ndr ragazzi) che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Da Lettere di don Lorenzo priore di Barbiana
Dio non mi chiederà ragione del numero dei salvati, ma del numero degli evangelizzati. Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Vuoi tu che i poveri regnino presto? Vuoi che regnino bene? Scrivi dunque o un libro per loro o un giornale per loro oppure fatti.. apostolo tra i tuoi compagni laureati cattolici per dare vita a una grandiosa scuola popolare a Firenze. Non come un dono da fare ai poveri, ma come un debito da pagare e un dono da ricevere. Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
T’ho scritto solo per metterti in guardia contro te stesso e per difendere la mia carissima moglie chiesa che amo tra infiniti litigi e contrasti (come ogni buon marito usa fare). Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I CARE”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “me ne frego”. Da Lettera ai giudici
In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siamo cambiate. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti: E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede. Da Lettera ai giudici
Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto. Da Lettera ai giudici
Se la vita è un bel dono di Dio non va buttata via e buttarla via è peccato. Se un’azione è inutile, è buttar via un bel dono di Dio. È un peccato gravissimo, io lo chiamo bestemmia del tempo. E mi pare una cosa orribile perché il tempo è poco, quando è passato non torna.
Da Una lezione alla scuola di Barbiana.
L’ha detto Don Milani:
«L’arte dello scrivere è la religione. Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa.» Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana > vedi tutte le frasi
Fondazione Don Lorenzo Milani
libri..
esperienze pastorali
È stato il primo libro libro scritto da don lorenzo
Riportiamo alcuni ritagli della stampa dell’epoca:
L’obbedienza non è più una virtù
Documenti del processo a Don Milani Scuola di Barbiana Lettera a uno professoressa
donne ultraviolette
Siamo donne ultraviolette: frequenze al di là del visibile e della televisione. Ultraviolette del pensiero, vorremmo ri/fondare i rapporti fra i SESSI, e verso il MONDO, sulla base del RISPETTO.
METEMPSICOSI RELOATED
Qui non troverete ‘verità’ solo ‘informazioni’ tradotte, quelle le cui conclusioni sarete VOI a dover confrontare ed approfondire…
superficaoca channel
Ho un Q.I. così ALTO (anche senza tacchi) che mi vergogno. Motti del Superficaoca Channel:1. PRESTO!! che è TARDI !!!!
Amnesty International
Amnesty International è un’Organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale. L’associazione è stata fondata nel 1961 dall’avvocato inglese P
La Rete delle Donne
Per i nostri diritti, e per il bene di tutti, è il momento di unirci, cercando l’amicizia e il sostegno degli uomini che non sentono il bisogno di schiacciare le donne, per tentare un cambio di paradigma.
Anagen.net
un portale di integratori ,ricco di spiegazioni scientifiche
Fondazione Valsè Pantellini
Gli studi sull’efficacia dell’ascorbato di potassio nella cura del cancro (vai al post sull’argomento)
Ivan Ingrilli (grillo parlante)
Questo blog cerca di informare sui pericoli che ci vengono nascosti ai danni della nostra salute, sulle leggi che influenzano la nostra liberta’ di scelta e su quelle corporazioni che lucrano promuovendo i loro prodotti, danneggiando la scienza e le soluz