Archivio per novembre 2016

C’è una Val di Non coraggiosa… che dice basta ai pesticidi   Leave a comment


 

(10.01.15) La Val di Non rappresenta in Italia la punta avanzata di un movimento che in varie regioni ad agricoltura chimica intensiva si batte contro la contaminazione con veleni chimici delle abitazioni e di chi ci abita come conseguenza della deriva dei trattamenti con pesticidi

C’è una Val di Non coraggiosa che dice basta ai pesticidi
di Laura Zanetti

Intervista a Sergio De Romedis e Virgilio Rossi, portavoce del Comitato per il diritto alla salute in Val di Non che da diversi anni si batte con costanza e determinazione contro i rischi per la salute delle irrorazioni con pesticidi . Hanno subito anche delle denunce, al chiaro scopo di dissuasione ma la campagna di informazione prosegue e ha dato lo spunto alla Val Venosta per il referendum per bandire i pesticidi dal comune di Malles. Localmente la politica, le istituzioni e anche la Chiesa fanno muro, schierate dalla parte di un sistema intorno alla monoMelindacoltura ha creato una grande organizzazione commerciale con grande influenza locale.

Quando nasce il Comitato per la salute in Val di Non e perché?

Nel 2007 tre mamme della Val di Non , con bambini piccoli, preoccupate per i continui trattamenti di pesticidi e dei loro odori si ponevano la domanda: “ ma questi tipi di sostanze possono far male alla salute, a quella dei più piccoli?”. Siamo partiti in 15 persone della Val di Non e da subito è emersa la gravità del problema resa ancor più complessa dall’indifferenza delle istituzioni che minimizzavano il problema. Abbiamo constatato inoltre che il problema era sentito da molti residenti e quindi abbiamo raccolto più di mille firme per una petizione presentata in Provincia di Trento per sollecitare provvedimenti concreti.

Qual è stata la vostra prima azione?

Come prima azione abbiamo deciso di affrontare il problema da un punto di vista tecnico e scientifico studiando il fenomeno delle “derive” ovvero della migrazione fisica delle particelle di pesticidi in luoghi diversi dall’obiettivo: giardini, orti, parchi pubblici, strade. In particolare abbiamo approfondito la ricerca scientifica sulle derive di Lorenzin e Betta del 1992. Questo studio dimostra che anche a 100 mt dall’atomizzatore ( la macchina addetta allo spargimento di pesticidi sugli alberi da frutto) il rischio di esposizione ai pesticidi in aree esterne ai campi agricoli è medio. A questo punto, poiché c’erano abitazioni, scuole e asili, confinanti a meno di 10 metri dall’uso dell’atomizzatore, le nostre preoccupazioni erano confermate anche dalla letteratura scientifica.
Qual è stato il passo successivo:

Abbiamo iniziato a studiare le schede e le etichette, prodotto per prodotto con tutti i fattori di rischio in esse contenuti, scoprendo così che alcuni prodotti (i veleni più pericolosi) erano sospetti di cancerogenicità (frase di rischio R40) e perfino teratogeni Queste nostre conoscenze preoccupanti abbiamo tentato, da subito, di condividerle con alcune istituzioni locali (Comuni e Comunità di valle) le quali insistevano nel negare il problema. A questo punto abbiamo scelto di autofinanziarci per poter effettuare alcune analisi chimiche mirate per verificare se c’era effettivamente contaminazione da pesticidi nelle aree non agricole . Circa 50 sono state le campionature su materiale biologico ( urine) e non ( erba, polvere nelle case)

Cosa è emerso?

E’ emersa una forte contaminazione in aree non agricole (orti, giardini, parchi, …) , dentro le abitazioni e perfino nella polvere nelle camere da letto. Ma il dato più preoccupante emerso era la contaminazione accertata dentro il corpo dei cittadini che vivono vicino alle aree agricole trattate con pesticidi di sintesi. Le urine dei bambini infatti presentavano valori da metaboliti di pesticidi più elevati degli adulti. Un esempio: il metabolita della sostanza attiva clorpirifos etil era presente nei bambini con valori 4 volte maggiori rispetto a quelli di riferimento della popolazione media.
Dati resi pubblici e a chi?

Dapprima sono stati inviati a nostre spese con ben 40 raccomandate ai Sindaci di valle e ai Medici Pediatri di base senza ottenere alcuna risposta. Come non abbiamo ottenuto dal mondo agricolo la possibilità di un confronto per discutere il problema. A questo punto abbiamo coinvolto la stampa trentina perché ci sentivamo in dovere, come obbligo morale, di avvisare la popolazione sugli effettivi rischi di contaminazione.

Come ha risposta la cittadinanza ?

La popolazione ha risposto in modo straordinario dimostrando più responsabilità delle istituzioni. Abbiamo organizzato e promosso a partire dal 2007 più di 40 serate con la presenza di medici e agricoltori sensibili al problema e la risposta della popolazione interessata, in termini di affluenza, è stata notevole dentro e fuori la Val di Non. Abbiamo stimato che abbiamo partecipato alle nostre serate circa 4.000 persone, nel 2007 hanno firmato una petizione che chiedeva maggiori controlli sui pesticidi oltre 1.000 persone e nel 2009 quasi 3.000 persone hanno firmato una petizione che chiedeva lo stop dell’espansione delle melicoltura intensiva in Alta Val di Non. Inoltre sul nostro esempio sono nati molti altri comitati e movimenti contro i pesticidi e la frutticoltura intensiva.

Avete avuto la collaborazione delle Scuole?

Avevamo chiesto di poter prelevare dell’erba negli spazi esterni di una scuola materna della valle frequentata da un’alunna che presentava nelle urine valori altissimi del metabolita del pesticida clorpirifos etil. La coordinatrice della scuola ed il Sindaco non hanno consentito il prelievo.

E’ risaputo infatti quanto la vostra testimonianza nelle serate organizzate in Alta val Venosta sia stata determinante per creare consapevolezza tra gli abitanti del luogo

Abbiamo collaborato attivamente con Malles e il suo Comitato attraverso scambi di dati e incontri: loro sono stati molto più bravi di noi. Hanno iniziato dopo e hanno vinto, ma i contesti sono diversi: noi dobbiamo condividere i nostri dati e informare con ben 5000 famiglie dedite alla monocultura su 38.000 abitanti: in pratica chi subisce le conseguenze dei pesticidi e li usa nella maggior parte dei casi coincidono con le stesse persone, perciò è molto più facile negare il rischio per la paura di perdere il reddito delle mele.

L’Alta Val Venosta ha avuto da subito la solidarietà e l’appoggio della Chiesa . E voi?

Zero per quanto riguarda la chiesa locale. Abbiamo scritto pure al Vescovo, che ci ha ricevuti, ma non abbiamo avuto nessun aiuto concreto dalla Chiesa trentina. L’unico sacerdote che ci è stato vicino è stato padre Zanotelli.

Come ha reagito il mondo agricolo di fronte alla vostra determinazione?

Abbiamo ricevuto una querela da APOT (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini) per diffamazione e procurato allarme che è stata, ovviamente, archiviata dal Giudice.

Chi è il direttore generale di Melinda e dove lavorava prima di passare alla grande organizzazione della mela trentina?

E’ il dott. Luca Granata. Prima lavorava alla DUPONT ITALIA, una nota multinazionale che produce e vende anche pesticidi.

Pubblicato 13 novembre 2016 da sorriso47 in Pesticidi, spiritualità, Val di Non

Giordano Bruno..il Profeta di Dio..che patì.. più di Gesù..sulla croce.   Leave a comment


 

 

 

Guai a te.. David Rockefeller..   2 comments


 

La tua famiglia..sarà giudicata.. secondo i tuoi intendimenti.. la GHEENNA ti inghiottirà…

Pubblicato 11 novembre 2016 da sorriso47 in David Rockfeller, spiritualità

DDT e mutazioni genetiche (malattie neurologiche)   Leave a comment


Risultati immagini per DDT

 

La storia della mia famiglia è legata dolorosamente ad una mutazione del DNA… che comporta una malattia neurologica devastante : la Corea di Huntington .. in inglese Huntington Desease.

E’ una malattia incurabile,progressiva,devastante, che colpisce l’individuo sia fisicamente,con movimenti involontari,sia mentalmente.. portando ad una completa demenza. La malattia si trasmette con la probabilità del 50%.

La linea d’inizio di questa “tragedia” incomincia in tempo di guerra..la seconda guerra mondiale..quando gli Americani iniziarono a trattare con massicce irrorazione di DDT molti territori della penisola. Il pesticida debella gli insetti responsabili..ma anche tutti gli altri insetti. Da fonti dell famiglia..ho appurato..che per vari anni ..non ci furono presenze di pidocchi od altri insetti.

Durante questo periodo..la nonna (proprietaria terriera) pur non avendo malattie ereditarie in famiglia..inizia ad avere “tremori” e disturbi neurologici.. ma non ne furono accertate le cause..in quanto morì..dopo qualche anno ..di tumore.

L’uso del DDT è fortemente voluto dalle LOBBIES chimiche americane. Non erano mai stati fatti studi sull’impatto della sostanza sull’essere umano.

Ultimamente è stato fatto un lavoro di ricerca che lega il DDT all’insorgenza del Morbo di Altzeimer.

 

http://www.alzheimer-riese.it/index.php/contributi-dal-mondo/ricerche/3557-il-pesticida-ddt-collegato-allalzheimer

Gli scienziati sanno da 40 anni che il pesticida sintetico DDT è dannoso per l’habitat degli uccelli ed è una minaccia per l’ambiente.
Ora i ricercatori della Rutgers University dicono che l’esposizione al DDT – vietato negli Stati Uniti dal 1972, ma usato ancora come pesticida in altri paesi – può  aumentare anche il rischio e la gravità dell’Alzheimer in alcune persone, in particolare quelle oltre i 60 anni di età.
In uno articolo pubblicato online in JAMA Neurology, gli scienziati della Rutgers descrivono i risultati del loro studio: il livello di DDE, il composto chimico rilasciato dalla scomposizione del DDT, è superiore nel sangue dei pazienti con Alzheimer ad insorgenza tarda, rispetto a quelli senza la malattia.
Il DDT – usato negli Stati Uniti per il controllo degli insetti in colture e bestiame e per combattere le malattie trasmesse dagli insetti, come la malaria – è stato introdotto come pesticida durante la seconda guerra mondiale. Gli scienziati della Rutgers – i primi a collegare un composto chimico specifico all’Alzheimer – ritengono che sia fondamentale la ricerca sul modo in cui il DDT e il DDE possono scatenare malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
“Credo che questi risultati dimostrino che si dovrebbe dedicare maggiore attenzione ai potenziali contributori ambientali e alla loro interazione con la suscettibilità genetica”, dice Jason R. Richardson, professore associato del Dipartimento di Medicina Ambientale e del Lavoro alla «Robert Wood Johnson Medical School» e membro dell’«Environmental and Occupational Health Sciences Institute» (EOHSI). “I nostri dati possono aiutare a identificare coloro che sono a rischio di Alzheimer e potrebbe potenzialmente portare ad una diagnosi precoce e ad un risultato migliore”.
Sebbene i livelli di DDT e DDE siano diminuiti in modo significativo negli Stati Uniti negli ultimi tre decenni, il pesticida tossico si trova ancora nel 75/80 per cento dei campioni di sangue raccolti dai «Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie» per un sondaggio nazionale sulla salute e la nutrizione. Ciò avviene, secondo gli scienziati, perché i prodotti chimici possono richiedere decenni per decomporsi nell’ambiente. Inoltre, le persone possono esporsi al pesticida consumando frutta, verdura e cereali importati da paesi dove è ancora in uso il DDT e mangiare pesce dei corsi d’acqua contaminati.
Nello studio della Rutgers, condotto in coordinamento con l’«Alzheimer’s Disease Research Center» della Emory University e con l’«Alzheimer’s Disease Center» della Facoltà di Medicina dell’Università del Texas Southwestern, su 86 pazienti di Alzheimer coinvolti (età media 74 anni), 74 avevano livelli ematici di DDE quasi quattro volte superiori rispetto alle 79 persone del gruppo di controllo che non avevano l’Alzheimer.
I pazienti con la versione del gene ApoE che aumenta notevolmente il rischio di sviluppare Alzheimer (l’ApoE4), e alti livelli ematici di DDE, mostravano un deterioramento cognitivo ancora più grave rispetto ai pazienti senza il gene di rischio. Gli studi sulle cellule del cervello hanno anche scoperto che DDT e DDE aumentano la quantità di una proteina associata alle placche, ritenute un segno distintivo dell’Alzheimer.
Queste proteine amiloidi appiccicose – che possono formarsi nelle aree del cervello coinvolte nella memoria, nell’apprendimento e nel pensiero – si rompono e si aggregano nel cervello e aumentano con il progredire della malattia. Questa nuova ricerca è importante, dice Richardson, perché suggerisce che DDT e DDE possono contribuire direttamente al processo di sviluppo delle placche. “Abbiamo bisogno di condurre ulteriori ricerche per determinare se questo accade e come interagisce con il gene ApoE4 il composto chimico”, dice Richardson.
Anche se non si conosce la causa esatta dell’Alzheimer (che colpisce oggi 5 milioni di americani, mentre molti altri milioni dovrebbero caderne preda con l’ingrigimento della generazione del Baby Boom), gli scienziati ritengono che l’Alzheimer ad insorgenza tardiva possa essere imputato ad una combinazione di fattori genetici, fattori ambientali e stile di vita. Gran parte della ricerca sull’Alzheimer e le altre malattie neurodegenerative si è in gran parte concentrata sulla ricerca di connessioni genetiche, dice Richardson.
“Questo studio dimostra che ci sono altri fattori all’opera nell’Alzheimer, che devono essere esaminati e che possono aiutare ad identificare le persone con il rischio di sviluppare il morbo”, dice Richardson. “E’ importante perché quando si tratta di diagnosticare e trattare questa e altre malattie neurodegenerative, prima arriva la diagnosi, più possono essere le opzioni disponibili”.
Hanno contribuito alla ricerca gli scienziati Ananya Roy, Stuart Shalat e Brian Buckley dell’«Environmental and Occupational Health Sciences Institute» della Rutgers, Allan Levey e Maria Gearing della Emory University School of Medicine, e Dwight German del Medical Center dell’Università del Texas Southwestern.

 

 

 

Gli insetticidi possono essere classificati in base alla loro natura chimica o in base alla loro tossicità. Se vengono classificati in base alla struttura chimica, possiamo avere gli organoclorurati, tra cui troviamo il DDT, gli organofosforici, i carbammati ed infine tutti i prodotti di origine vegetale come il piretro. Se gli insetticidi sono classificati in base alla tossicità, vengono suddivisi in quattro classi, che vanno dalla più tossica, che è la classe 1, alla meno tossica, che è la classe 4.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/tossicologia/oraganoclorurati-26.html

GLI ORGANOCLORURATI

 

Il capostipite di questa famiglia di insetticidi è il DDT (diclorodifeniltricloroetano). Grazie alla sua attività insetticida, nel 1939 il suo scopritore fu insignito del premio Nobel.

Il DDT venne impiegato soprattutto nel dopoguerra e nel 1972 venne messo al bando per la sua probabile pericolosità. Tuttavia, anche dopo essere stato messo al bando, questo organoclorurato venne impiegato in certi paesi per lottare contro la propagazione di malattie molto pericolose per l’uomo, come la malaria.
Oggi, gli organoclorurati più conosciuti sono il LINDANO ed il CLORDANO. Il lindano è impiegato contro i pidocchi, invece il lordano è utilizzato contro le termiti.
Il contatto tra questi prodotti e il nostro corpo può avvenire per via orale, per via cutanea ma anche per via inalatoria, respirando le polveri o i gas sprigionati. Gli organoclorurati hanno un grosso difetto, che è quello della scarsa degradabilità ambientale; come tali, permangono per molto tempo nel terreno dove è stato effettuato il trattamento. Inoltre, presentano un’elevata stabilità, una scarsa volatilità ed una lenta biotrasformazione.

 

Come agisce il DDT? Il meccanismo d’azione del DDT è multiplo, perchè va ad agire su diversi punti cruciali per il funzionamento cellulare. Modifica la permeabilità allo ione potassio, altera i canali dello ione sodio, inibisce le ATPasi (Sodio-Potassio e Calcio-Magnesio), e favorisce il legame tra lo ione calcio e la calmodulina, che è una proteina intracellulare che permette al calcio di andare a modificare il rilassamento e la contrazione. Tutti questi meccanismi hanno una caratteristica, che è quella di mantenere la cellula in uno stato eccitato (depolarizzazione). A livello del SNC e del SNP si avranno quindi degli effetti avversi, che si manifestano con un esteso e generalizzato tremore fino ad arrivare ad uno stato convulsivo.
Gli effetti acuti di un’intossicazione da organoclorurati sono tremori, eccessiva risposta a stimoli normali e danni a livello del SNC. Gli effetti cronici dovuti ad un contatto prolungato con gli organoclorurati sono possibili danni al fegato, al sistema riproduttivo (funzione pro-estrogenica) e maggiore incidenza di tumori epatici (promotore del tumore).
In caso di intossicazione da organoclorurati si deve assumere una resina a scambio ionico che è la colestiramina. La funzione di questa resina è di aumentare l’escrezione dell’organoclorurato. Oltre al trattamento con la resina, si può intervenire con la somministrazione di un GABAergico, come una benzodiazepina (diazepam), che riduce il tremore esteso e generalizzato causato dalla sostanza organoclorurata (in questo caso il diazepam come sostanza anticonvulsivante).

http://www.my-personaltrainer.it/tossicologia/oraganoclorurati-26.html

https://it.wikipedia.org/wiki/DDT_(insetticida)

DDT (insetticida) Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Lascio a voi documentarvi  accuratamente sul DDT.

Una cosa è certa..i risultati che si ottengono all’inizio con la morte degli insetti responsabili..vengono nullificati dall’insorgere successivo di specie resistenti..e la situazione diviene più massicciamente peggiore di quella iniziale.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: