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Consigli per far bene all’amore   Leave a comment


Sesso orale: come fare bene fellatio e cunnilingus

Non è solo un tipo di preliminare amoroso ma è una vera e propria arte che si può imparare: leggi la guida con i migliori consigli

Tutte ne parlano e qualcuno, soprattutto se si è alle prime esperienze, si imbarazza: cos’è? Il sesso orale. O, come lo chiamano gli scienziati, fellatio e cunnilingus.

Già perché, a dirla tutta, di categorie ce ne sono due: quello fatto all’uomo e quello fatto alla donna.

Ma andiamo con ordine e scopri nella guida tutti i segreti dei rapporti orali partendo dalla base: cos’è come si fa sesso orale?

Leggi la nostra guida su come praticare fellatio e cunnilingus e scoprirai un mondo che forse non conoscevi.

In ogni caso ricorda che si parla di sesso tra adulti consenzienti: se una pratica, una posizione o una fantasia sessuale non fanno per te, dillo chiaramente. Come anche sii chiara con le tue richieste per il sesso è un momento intenso e divertente della vita e non un qualcosa da fare anche se non ti piace!

Sesso orale: cos’è

Con questa espressione e con le espressioni rapporti oro-genitali e rapporto sessuale orale si intende una pratica sessuale che consiste nel dare piacere al partner con la bocca, usando labbra, lingua e gola per stimolare i suoi genitali.

Questa pratica sessuale non prevede né la penetrazione vaginale, né la penetrazione anale. Ciò non vuol dire che sia una pratica di “serie B” rispetto al rapporto completo. Anzi: per fare l’amore bene è consigliabile iniziare proprio da qui, infatti possiamo dire che proprio questa è la pratica principale quando si parla di preliminari.

È questo il motivo principale per il quale con il sesso orale consigli e suggerimenti sono sempre utili!

Fellatio e cunnilingus: sesso orale attivo e passivo

Medici e scienziati, si sa, amano usare termini latini e definizioni complicate. Ma la realtà dei fatti, quando si parla di rapporti sessuali orali, è assai più semplice:

  • la fellatio consiste nel baciare e succhiare il pene
  • il cunnilingus è quando si bacia e si lecca la vagina.

Quindi si parla di sesso orale attivo quando sei tu a farlo al tuo partner; si parla di sesso orale passivo quando lo ricevi dal tuo partner.

Come si fa una fellatio

Scendiamo nei dettagli su come praticare la fellatio (detta anche penetrazione orale) nel modo migliore.

La regola numero uno: vacci piano e niente fretta, altrimenti rischi di fargli male. Specialmente se, malauguratamente, per la foga lo sfiori con i denti.

Inizia lentamente, prendendo in mano il pene dalla base e iniziando a baciarlo e leccarlo.

Nella fase iniziale del rapporto orale fatto a un maschietto le priorità sono due: farlo eccitare gradualmente e inumidire il pene.

Per quanto tu possa andarci delicatamente, se non usi un bel po’ di saliva lo sfregamento del pene causerà fastidio, se non proprio dolore.

Ricordati sempre che il pene, a differenza della vagina, non si lubrifica da solo con l’eccitazione.

Quindi se non lubrifichi bene tu il sesso orale per lui rischia di diventare molto meno piacevole. Perché anche fa male, se non è fatto bene.

Lui è pronto per l’orgasmo: i segnali

Alcuni uomini si presentano al momento clou con il glande e la corona del pene già ben in vista. Altri invece con la pelle che ancora lo avvolge.

Ognuno è fatto in modo diverso, niente di strano. Solo che se il pene non è ben esposto ci devi pensare tu, delicatamente.

La pelle del pene è molto elastica e sfilerà come un guanto a mano a mano che pratichi la fellatio. Fino a quando, cioè, il glande non sarà completamente scoperto.

Ti accorgi facilmente che il partner è pronto al 100% quando vedrai il frenulo ben disteso. Il frenulo è quel piccolissimo pezzettino di pelle che unisce glande e prepuzio.

Glande e prepuzio sono la parte interna a quella esterna del pene. Quando la punta del pene sarà ben visibile e il glande completamente scoperto lui sarà pronto.

Quando l’erezione sarà completa e il pene sarà ben turgido, sfoderato e bagnato, allora potrai andare oltre e calcare la mano un pochino.

Comincia a succhiarlo e massaggiarlo e muovi la lingua. Anche in questo caso vacci piano e gradualmente.

Il movimento della testa è fondamentale: devi simulare lo scorrimento del pene dentro la vulva o l’ano.

Quindi su e giù con la testa, alternando il ritmo e la profondità. Devi giocare con il pene, ma variando un po’ per non farlo abituare troppo a un solo tipo di stimolazione.

A proposito di profondità: agli uomini piace arrivare in fondo, fino alla gola. Questa tecnica si chiama deep throat ovvero gola profonda. Ma se non ci riesci non è obbligatorio, quindi non sentirti in errore.

D’altronde, non puoi buttarti subito a fare sesso orale estremo. Sarà l’esperienza a farti conquistare la meta centimetro dopo centimetro.

Sappi solo che la tua gola e il tuo palato e, in generale, l’interno bocca, sono molto più elastici di quanto tu creda.

Se con molta pazienza inizi a scendere un po’ di più, probabilmente dopo pochi minuti riuscirai a far arrivare il pene dove mai avresti immaginato.

Con l’esperienza riuscirai a fare un gran bel massaggio al glande con la bocca, oltre che con le mani.

Come si riceve una fellatio

Bisognerebbe anche parlare di come si riceve questo tipo di pratica. Un ragazzo ben educato e che ti rispetta non prenderà mai la tua testa tra le mani per farti scendere più di quanto tu voglia durante una fellatio.

Al contrario, se ne starà buono a godersi il sesso passivo.

Un po’ di movimento del bacino ci può stare, è ovvio. Come ci può stare anche che per un po’ tu stia ferma mentre si muove solo lui, facendo scivolare il membro maschile dentro la tua bocca. Ma non è ammesso nulla che sia una costrizione per te.

Testicoli sì, testicoli no?

Uno dei grandi dibattiti verte intorno alla stimolazione dei testicoli. Per alcuni uomini è bellissimo quando gli tocchi e lecchi i testicoli o glieli succhi. Per altri è il male assoluto e ti impediranno di farlo categoricamente. Perché?

Semplicemente gli fai il solletico: i testicoli (e lo scroto, che li contiene) sono la zona del corpo di un uomo più sensibile. Non per niente i testicoli stanno in cima alla lista delle zone erogene maschili!

Ma a questa sensibilità non sempre si traduce in piacere. Quindi potrebbe anche capitare che una sfiorata ai testicoli rovini un rapporto perfetto. Se capita non è colpa tua: sono gusti suoi.

Sesso orale: ingoiare, si o no?

Altra grande questione filosofica: come comportarsi una volta che lui raggiunge l’orgasmo?

Ci sono due schieramenti contrapposti. Il primo prova orrore e disgusto a accogliere in bocca e ad ingoiare lo sperma del partner. Il secondo, al contrario, non ci vede assolutamente nulla di male. Il coito orale è qualcosa che divide.

Ora, anche in questo caso, è bene parlarne apertamente. Se proprio non vuoi considera le alternative: dalla conclusione con un coito completo, oppure tra i tuoi seni o con la mano. Quest’ultima sarà meno preferita da lui…

C’è poi la possibilità di concludere con un cum-shot sul tuo viso. Ma la raccomandazione più importante è fare sesso orale con il preservativo e il problema non si pone: c’è il serbatoio.

Come si fa il cunnilingus

Benvenuta nella seconda sezione del come fare sesso orale. Adesso tocca a te ricevere sesso orale passivo.

Il cunnilingus è quando il partner usa la sua bocca per stimolare la vagina, si tratta di fare sesso orale alle donne. Cioè sesso orale per lei.

Consiste nel leccare le grandi labbra e le piccole labbra e il clitoride. Ma anche nel simulare la penetrazione con la lingua e nel baciare e succhiare la parte esterna della vagina.

Delicatamente, mi raccomando. Anche con il cunnilingus, infatti, bisogna andarci piano e per gradi, non si può partire in quarta.

Anzi, se il tuo partner ha troppa fretta digli chiaramente di rallentare. Infatti è inutile che stia lì a cercare di farti eccitare se tu non sei abbastanza rilassata.

La vagina è un organo estremamente sensibile e ha bisogno del suo tempo per carburare.

Anche in questo caso il segreto è la lubrificazione. Ma, a differenza del pene, la vagina è un organo assai più complesso e intelligente e produce da solo il suo lubrificante.

Il fluido vaginale, che è composto da acqua e una decina di altre sostanze chimiche, ha un sapore leggermente acido.

Questo è il motivo principale per cui alcune persone non vogliono praticare il cunnilingus alla propria partner.

Sono pochi in realtà: molte persone sono semplicemente pigre, mentre nella stragrande maggioranza dei casi, piace.

Per migliorare gusto e odore del tuo liquido vaginale basta una buona e costante igiene intima, niente di più. Dopo non ci sarà più alcuna scusa per non fare sesso orale.

Il bon ton del cunnilungus

Come c’è la buona educazione nella fellatio, c’è anche qualche regola di bon ton per il cunnilingus. Ricordati sempre dell’igiene intima. Ma ricordati anche che per praticare sesso orale sulla tua vagina ci vuole tempo.

L’altra persona dovrà stare svariati minuti a bocca aperta e con la lingua in tensione, con la faccia appiccicata al tuo pube. Il tutto in una posizione non molto comoda persino per respirare.

Non ti arrabbiare, quindi, se ogni tanto si allontana dalle tue gambe per tirare un po’ il fiato. O magari per far riposare la lingua.

A proposito di gambe: è assai probabile che tu abbia voglia di stringerle per l’eccitazione. Puoi farlo, ma ricordati sempre che lì in mezzo c’è la sua testa e che potresti anche fargli male.

Se stringi anche leggermente le gambe, inoltre, lui non sentirà assolutamente nulla di quel che dici. Non è colpa sua. Non ti sta ignorando: ha le orecchie tappate dalle tue cosce.

Infine, ma non meno importante, se inizi a strusciarti sulla sua faccia mentre gli tieni la testa e gliela spingi sul tuo pube per lui potrebbe non essere gradevolissimo…

Ultima cosa sul cunnilingus: non sempre il sesso orale alla donna piace, e non dipende solo da quanto sia bravo chi lo fa. Ci sono donne che, semplicemente, non lo ritengono interessante.

Altre che lo accettano solo come pratica preliminare, perché sono molto concentrate sulla penetrazione vaginale. Non c’è problema, ognuna ha i suoi gusti…

Sesso anale sì, sesso anale no, sesso anale ni, guida pratica all’Anal Sex for beginners

Sesso anale sì, sesso anale no, sesso anale ni. Diciamolo: il sesso anale può generare parecchia curiosità (e giustamente) anche se spesso si tratta di una pratica considerata ancora un po’ tabù, di cui non si parla spesso, motivo per cui ci si ritrova con molte domande, poche risposte e il dubbio di fare errori da principianti. Ecco perché abbiamo deciso di venirvi in aiuto: cari aspiranti anal-isti, ecco qui una guida pratica con tutti i consigli necessari per scoprire il mondo del sesso anale da veri pro. Pronti?

Volevate subito i dettagli piccanti? E invece no, perché come in qualsiasi pratica sessuale, o si parte dal consenso o non di parte proprio. “Sì” vuol dire sì (ma solo in quella specifica circostanza), “no” vuol dire no, “forse” non vuol dire sì e si può sempre cambiare idea. Prima di iniziare a fare sesso anale è importante parlarne, discutere di paure, aspettative, soluzioni che possano andare bene ad entrambi. L’ano e la zona circostante sono datati di oltre 2000 terminazioni nervose, è quindi una zona altamente erogena e questo vale soprattutto per chi ha una prostata che può dare piacere se stimolata sia esternamente che internamente. Il sesso anale, quindi, non ha un orientamento sessuale, si tratta semplicemente di una pratica che può piacere o non piacere a prescindere dal genere delle parti coinvolte. Il punto è capire se ci va o meno parlandone apertamente.

Una delle cose che più spaventano quando si parla di sesso anale è la questione igienica che potrebbe mettere a disagio. Che il retto non sia un luogo sterile non è certo una novità (sappiamo tutti a cosa serve) quindi va da sé che si dovranno usare degli accorgimenti. È importante assicurarsi che mani e ano siano puliti, quindi lavarsi e svuotarsi bene (anche con l’aiuto di un clistere, ma senza esagerare) è un ottimo first step. È anche necessario ricordarsi che, sia che si tratti di un dito, di un sex toy o di un pene, è importante non passare mai dall’ano alla vagina (o alla bocca) senza prima un bel lavaggio. Tenere salviette, asciugamani e quant’altro a portata di mano può aiutare, quindi non lesinate e usate preservativo, oral dam o guanti!

Calma. Serve molta, molta calma. Inutile che pensiamo di poter fare tutto in velocità e pretendiamo di arrivare subito all’orgasmo. Può essere d’aiuto e servirsi di un lubrificante (ne esistono anche di appositi) e potrebbe essere utile (ma è molto soggettivo) provare una plug anale per abituarsi alla sensazione. In ogni caso meglio andare per step e se ci si sente a disagio in presenza del partner si può iniziare a sperimentare da soli con un dildo. Anche l’eccitazione tramite altre zone erogene può essere una chiave importante anche se, come sempre, varia da persona a persona…

Un bel respiro

Rilassarsi è fondamentale e per questo è cruciale parlare di quello che si sente, darsi tempo, evitare pressioni e abituarsi a una sensazione che può risultare nuova e “strana”. Conviene iniziare scegliendo posizioni in cui è facile rilassarsi e in cui il controllo dei movimenti è maggiormente condiviso per imparare gradualmente a capire cose piace e cosa no. Non bisognerebbe provare dolore quindi se così fosse è giusto fermarsi e andare con maggiore calma. Per il resto parlatene, datevi dei feedback, ditevi cosa è andato storto e cosa si può migliorare e soprattutto ricordatevi che non è necessario che piaccia tutti, fate un tentativo e capite cosa è meglio per voi e il vostro partner…Good Luck!

Clitoride: dove si trova e come stimolarlo per provare piacere

Il clitoride è l’organo dell’appartato genitale femminile più importante per il piacere della donna. Simbolo dell’autonomia sessuale della donna, il clitoride resta ancora oggi un oggetto misterioso per molti uomini. In generale la maggioranza delle donne raggiunge l’orgasmo nel giro d’alcuni minuti stimolando il clitoride autonomamente, mentre se la stimolazione è fatta da un uomo non sempre si riesce a raggiungere risultati così soddisfacenti in così poco tempo, sia perché non tutti gli uomini sanno precisamente come individuarlo con esattezza, sia perché molto più frequentemente non sanno come stimolarlo e tendono ad essere troppo energici, dimenticando che il clitoride è così sensibile che una stimolazione delicata spesso regala maggior piacere alla donna rispetto ad una stimolazione intensa, che potrebbe essere addirittura fastidiosa. E’ importante anche ricordare che con alcune posizioni, la stimolazione del clitoride risulta avvantaggiata durante la penetrazione e ciò può favorire l’orgasmo.

Cos’è e come è fatto un clitoride?

Esattamente come un pene, anche il clitoride è un corpo erettile che possiede moltissime terminazioni nervose, in quantità tripla rispetto all’organo maschile. Anch’esso possiede un cappuccio e un glande tanto che appare letteralmente come un piccolo pene in miniatura e – quando stimolato – aumenta in dimensioni e si inturgidisce in maniera similare all’organo sessuale maschile. Alcuni clitoridi di dimensioni elevate, possono apparire come piccoli peni. Il glande clitorideo (glans clitoris, vedi immagine in alto), coperto dal cappuccio, costituisce la parte visibile del clitoride e si trova nel punto in cui le piccole labbra in alto si ricongiungono. Mentre il glande misura soltanto 0,5 – 1 cm, la parte nascosta (interna e non visibile) del clitoride, può misurare fino a 10 cm di lunghezza, e dai 3 ai 6 cm di larghezza. Questa rappresenta un’altra somiglianza con il pene: anche l’asta di quest’ultimo è in parte nascosa e non visibile. Internamente il clitoride si divide in due lunghe radici che circondano i lati della vagina e da due corpi cavernosi più esterni: il clitoride più che ad un “bottone” somiglia maggiormente ad una “Y”.

Dove si trova il clitoride?

L’apparato genitale femminile viene diviso in due categorie: l’apparato genitale femminile interno, che include vagina, cervice, utero, tube di Falloppio e ovaie, e apparato genitale femminile esterno che comprende:

  • pube (anche chiamato “monte di Venere”);
  • clitoride (ricoperto dal prepuzio clitorideo);
  • grandi labbra;
  • piccole labbra;
  • orifizio uretrale;
  • imene;
  • orifizio vaginale;
  • perineo.

Nello specifico il clitoride si trova all’intersezione e al vertice delle piccole labbra, protetto dalle grandi labbra. Non tutti i clitoridi hanno le stesse dimensioni, quindi è probabile che ci siano variazioni millimetriche di posizione, che portano il clitoride più all’esterno o più all’interno rispetto a piccole e grandi labbra.

https://it.pornhub.com/view_video.php?viewkey=ph617870a4565df

Pubblicato 10 aprile 2023 da sorriso47 in spiritualità

C’è una Val di Non coraggiosa… che dice basta ai pesticidi   Leave a comment


 

(10.01.15) La Val di Non rappresenta in Italia la punta avanzata di un movimento che in varie regioni ad agricoltura chimica intensiva si batte contro la contaminazione con veleni chimici delle abitazioni e di chi ci abita come conseguenza della deriva dei trattamenti con pesticidi

C’è una Val di Non coraggiosa che dice basta ai pesticidi
di Laura Zanetti

Intervista a Sergio De Romedis e Virgilio Rossi, portavoce del Comitato per il diritto alla salute in Val di Non che da diversi anni si batte con costanza e determinazione contro i rischi per la salute delle irrorazioni con pesticidi . Hanno subito anche delle denunce, al chiaro scopo di dissuasione ma la campagna di informazione prosegue e ha dato lo spunto alla Val Venosta per il referendum per bandire i pesticidi dal comune di Malles. Localmente la politica, le istituzioni e anche la Chiesa fanno muro, schierate dalla parte di un sistema intorno alla monoMelindacoltura ha creato una grande organizzazione commerciale con grande influenza locale.

Quando nasce il Comitato per la salute in Val di Non e perché?

Nel 2007 tre mamme della Val di Non , con bambini piccoli, preoccupate per i continui trattamenti di pesticidi e dei loro odori si ponevano la domanda: “ ma questi tipi di sostanze possono far male alla salute, a quella dei più piccoli?”. Siamo partiti in 15 persone della Val di Non e da subito è emersa la gravità del problema resa ancor più complessa dall’indifferenza delle istituzioni che minimizzavano il problema. Abbiamo constatato inoltre che il problema era sentito da molti residenti e quindi abbiamo raccolto più di mille firme per una petizione presentata in Provincia di Trento per sollecitare provvedimenti concreti.

Qual è stata la vostra prima azione?

Come prima azione abbiamo deciso di affrontare il problema da un punto di vista tecnico e scientifico studiando il fenomeno delle “derive” ovvero della migrazione fisica delle particelle di pesticidi in luoghi diversi dall’obiettivo: giardini, orti, parchi pubblici, strade. In particolare abbiamo approfondito la ricerca scientifica sulle derive di Lorenzin e Betta del 1992. Questo studio dimostra che anche a 100 mt dall’atomizzatore ( la macchina addetta allo spargimento di pesticidi sugli alberi da frutto) il rischio di esposizione ai pesticidi in aree esterne ai campi agricoli è medio. A questo punto, poiché c’erano abitazioni, scuole e asili, confinanti a meno di 10 metri dall’uso dell’atomizzatore, le nostre preoccupazioni erano confermate anche dalla letteratura scientifica.
Qual è stato il passo successivo:

Abbiamo iniziato a studiare le schede e le etichette, prodotto per prodotto con tutti i fattori di rischio in esse contenuti, scoprendo così che alcuni prodotti (i veleni più pericolosi) erano sospetti di cancerogenicità (frase di rischio R40) e perfino teratogeni Queste nostre conoscenze preoccupanti abbiamo tentato, da subito, di condividerle con alcune istituzioni locali (Comuni e Comunità di valle) le quali insistevano nel negare il problema. A questo punto abbiamo scelto di autofinanziarci per poter effettuare alcune analisi chimiche mirate per verificare se c’era effettivamente contaminazione da pesticidi nelle aree non agricole . Circa 50 sono state le campionature su materiale biologico ( urine) e non ( erba, polvere nelle case)

Cosa è emerso?

E’ emersa una forte contaminazione in aree non agricole (orti, giardini, parchi, …) , dentro le abitazioni e perfino nella polvere nelle camere da letto. Ma il dato più preoccupante emerso era la contaminazione accertata dentro il corpo dei cittadini che vivono vicino alle aree agricole trattate con pesticidi di sintesi. Le urine dei bambini infatti presentavano valori da metaboliti di pesticidi più elevati degli adulti. Un esempio: il metabolita della sostanza attiva clorpirifos etil era presente nei bambini con valori 4 volte maggiori rispetto a quelli di riferimento della popolazione media.
Dati resi pubblici e a chi?

Dapprima sono stati inviati a nostre spese con ben 40 raccomandate ai Sindaci di valle e ai Medici Pediatri di base senza ottenere alcuna risposta. Come non abbiamo ottenuto dal mondo agricolo la possibilità di un confronto per discutere il problema. A questo punto abbiamo coinvolto la stampa trentina perché ci sentivamo in dovere, come obbligo morale, di avvisare la popolazione sugli effettivi rischi di contaminazione.

Come ha risposta la cittadinanza ?

La popolazione ha risposto in modo straordinario dimostrando più responsabilità delle istituzioni. Abbiamo organizzato e promosso a partire dal 2007 più di 40 serate con la presenza di medici e agricoltori sensibili al problema e la risposta della popolazione interessata, in termini di affluenza, è stata notevole dentro e fuori la Val di Non. Abbiamo stimato che abbiamo partecipato alle nostre serate circa 4.000 persone, nel 2007 hanno firmato una petizione che chiedeva maggiori controlli sui pesticidi oltre 1.000 persone e nel 2009 quasi 3.000 persone hanno firmato una petizione che chiedeva lo stop dell’espansione delle melicoltura intensiva in Alta Val di Non. Inoltre sul nostro esempio sono nati molti altri comitati e movimenti contro i pesticidi e la frutticoltura intensiva.

Avete avuto la collaborazione delle Scuole?

Avevamo chiesto di poter prelevare dell’erba negli spazi esterni di una scuola materna della valle frequentata da un’alunna che presentava nelle urine valori altissimi del metabolita del pesticida clorpirifos etil. La coordinatrice della scuola ed il Sindaco non hanno consentito il prelievo.

E’ risaputo infatti quanto la vostra testimonianza nelle serate organizzate in Alta val Venosta sia stata determinante per creare consapevolezza tra gli abitanti del luogo

Abbiamo collaborato attivamente con Malles e il suo Comitato attraverso scambi di dati e incontri: loro sono stati molto più bravi di noi. Hanno iniziato dopo e hanno vinto, ma i contesti sono diversi: noi dobbiamo condividere i nostri dati e informare con ben 5000 famiglie dedite alla monocultura su 38.000 abitanti: in pratica chi subisce le conseguenze dei pesticidi e li usa nella maggior parte dei casi coincidono con le stesse persone, perciò è molto più facile negare il rischio per la paura di perdere il reddito delle mele.

L’Alta Val Venosta ha avuto da subito la solidarietà e l’appoggio della Chiesa . E voi?

Zero per quanto riguarda la chiesa locale. Abbiamo scritto pure al Vescovo, che ci ha ricevuti, ma non abbiamo avuto nessun aiuto concreto dalla Chiesa trentina. L’unico sacerdote che ci è stato vicino è stato padre Zanotelli.

Come ha reagito il mondo agricolo di fronte alla vostra determinazione?

Abbiamo ricevuto una querela da APOT (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini) per diffamazione e procurato allarme che è stata, ovviamente, archiviata dal Giudice.

Chi è il direttore generale di Melinda e dove lavorava prima di passare alla grande organizzazione della mela trentina?

E’ il dott. Luca Granata. Prima lavorava alla DUPONT ITALIA, una nota multinazionale che produce e vende anche pesticidi.

Pubblicato 13 novembre 2016 da sorriso47 in Pesticidi, spiritualità, Val di Non

Giordano Bruno..il Profeta di Dio..che patì.. più di Gesù..sulla croce.   Leave a comment


 

 

 

Guai a te.. David Rockefeller..   2 comments


 

La tua famiglia..sarà giudicata.. secondo i tuoi intendimenti.. la GHEENNA ti inghiottirà…

Pubblicato 11 novembre 2016 da sorriso47 in David Rockfeller, spiritualità

DDT e mutazioni genetiche (malattie neurologiche)   Leave a comment


Risultati immagini per DDT

 

La storia della mia famiglia è legata dolorosamente ad una mutazione del DNA… che comporta una malattia neurologica devastante : la Corea di Huntington .. in inglese Huntington Desease.

E’ una malattia incurabile,progressiva,devastante, che colpisce l’individuo sia fisicamente,con movimenti involontari,sia mentalmente.. portando ad una completa demenza. La malattia si trasmette con la probabilità del 50%.

La linea d’inizio di questa “tragedia” incomincia in tempo di guerra..la seconda guerra mondiale..quando gli Americani iniziarono a trattare con massicce irrorazione di DDT molti territori della penisola. Il pesticida debella gli insetti responsabili..ma anche tutti gli altri insetti. Da fonti dell famiglia..ho appurato..che per vari anni ..non ci furono presenze di pidocchi od altri insetti.

Durante questo periodo..la nonna (proprietaria terriera) pur non avendo malattie ereditarie in famiglia..inizia ad avere “tremori” e disturbi neurologici.. ma non ne furono accertate le cause..in quanto morì..dopo qualche anno ..di tumore.

L’uso del DDT è fortemente voluto dalle LOBBIES chimiche americane. Non erano mai stati fatti studi sull’impatto della sostanza sull’essere umano.

Ultimamente è stato fatto un lavoro di ricerca che lega il DDT all’insorgenza del Morbo di Altzeimer.

 

http://www.alzheimer-riese.it/index.php/contributi-dal-mondo/ricerche/3557-il-pesticida-ddt-collegato-allalzheimer

Gli scienziati sanno da 40 anni che il pesticida sintetico DDT è dannoso per l’habitat degli uccelli ed è una minaccia per l’ambiente.
Ora i ricercatori della Rutgers University dicono che l’esposizione al DDT – vietato negli Stati Uniti dal 1972, ma usato ancora come pesticida in altri paesi – può  aumentare anche il rischio e la gravità dell’Alzheimer in alcune persone, in particolare quelle oltre i 60 anni di età.
In uno articolo pubblicato online in JAMA Neurology, gli scienziati della Rutgers descrivono i risultati del loro studio: il livello di DDE, il composto chimico rilasciato dalla scomposizione del DDT, è superiore nel sangue dei pazienti con Alzheimer ad insorgenza tarda, rispetto a quelli senza la malattia.
Il DDT – usato negli Stati Uniti per il controllo degli insetti in colture e bestiame e per combattere le malattie trasmesse dagli insetti, come la malaria – è stato introdotto come pesticida durante la seconda guerra mondiale. Gli scienziati della Rutgers – i primi a collegare un composto chimico specifico all’Alzheimer – ritengono che sia fondamentale la ricerca sul modo in cui il DDT e il DDE possono scatenare malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
“Credo che questi risultati dimostrino che si dovrebbe dedicare maggiore attenzione ai potenziali contributori ambientali e alla loro interazione con la suscettibilità genetica”, dice Jason R. Richardson, professore associato del Dipartimento di Medicina Ambientale e del Lavoro alla «Robert Wood Johnson Medical School» e membro dell’«Environmental and Occupational Health Sciences Institute» (EOHSI). “I nostri dati possono aiutare a identificare coloro che sono a rischio di Alzheimer e potrebbe potenzialmente portare ad una diagnosi precoce e ad un risultato migliore”.
Sebbene i livelli di DDT e DDE siano diminuiti in modo significativo negli Stati Uniti negli ultimi tre decenni, il pesticida tossico si trova ancora nel 75/80 per cento dei campioni di sangue raccolti dai «Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie» per un sondaggio nazionale sulla salute e la nutrizione. Ciò avviene, secondo gli scienziati, perché i prodotti chimici possono richiedere decenni per decomporsi nell’ambiente. Inoltre, le persone possono esporsi al pesticida consumando frutta, verdura e cereali importati da paesi dove è ancora in uso il DDT e mangiare pesce dei corsi d’acqua contaminati.
Nello studio della Rutgers, condotto in coordinamento con l’«Alzheimer’s Disease Research Center» della Emory University e con l’«Alzheimer’s Disease Center» della Facoltà di Medicina dell’Università del Texas Southwestern, su 86 pazienti di Alzheimer coinvolti (età media 74 anni), 74 avevano livelli ematici di DDE quasi quattro volte superiori rispetto alle 79 persone del gruppo di controllo che non avevano l’Alzheimer.
I pazienti con la versione del gene ApoE che aumenta notevolmente il rischio di sviluppare Alzheimer (l’ApoE4), e alti livelli ematici di DDE, mostravano un deterioramento cognitivo ancora più grave rispetto ai pazienti senza il gene di rischio. Gli studi sulle cellule del cervello hanno anche scoperto che DDT e DDE aumentano la quantità di una proteina associata alle placche, ritenute un segno distintivo dell’Alzheimer.
Queste proteine amiloidi appiccicose – che possono formarsi nelle aree del cervello coinvolte nella memoria, nell’apprendimento e nel pensiero – si rompono e si aggregano nel cervello e aumentano con il progredire della malattia. Questa nuova ricerca è importante, dice Richardson, perché suggerisce che DDT e DDE possono contribuire direttamente al processo di sviluppo delle placche. “Abbiamo bisogno di condurre ulteriori ricerche per determinare se questo accade e come interagisce con il gene ApoE4 il composto chimico”, dice Richardson.
Anche se non si conosce la causa esatta dell’Alzheimer (che colpisce oggi 5 milioni di americani, mentre molti altri milioni dovrebbero caderne preda con l’ingrigimento della generazione del Baby Boom), gli scienziati ritengono che l’Alzheimer ad insorgenza tardiva possa essere imputato ad una combinazione di fattori genetici, fattori ambientali e stile di vita. Gran parte della ricerca sull’Alzheimer e le altre malattie neurodegenerative si è in gran parte concentrata sulla ricerca di connessioni genetiche, dice Richardson.
“Questo studio dimostra che ci sono altri fattori all’opera nell’Alzheimer, che devono essere esaminati e che possono aiutare ad identificare le persone con il rischio di sviluppare il morbo”, dice Richardson. “E’ importante perché quando si tratta di diagnosticare e trattare questa e altre malattie neurodegenerative, prima arriva la diagnosi, più possono essere le opzioni disponibili”.
Hanno contribuito alla ricerca gli scienziati Ananya Roy, Stuart Shalat e Brian Buckley dell’«Environmental and Occupational Health Sciences Institute» della Rutgers, Allan Levey e Maria Gearing della Emory University School of Medicine, e Dwight German del Medical Center dell’Università del Texas Southwestern.

 

 

 

Gli insetticidi possono essere classificati in base alla loro natura chimica o in base alla loro tossicità. Se vengono classificati in base alla struttura chimica, possiamo avere gli organoclorurati, tra cui troviamo il DDT, gli organofosforici, i carbammati ed infine tutti i prodotti di origine vegetale come il piretro. Se gli insetticidi sono classificati in base alla tossicità, vengono suddivisi in quattro classi, che vanno dalla più tossica, che è la classe 1, alla meno tossica, che è la classe 4.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/tossicologia/oraganoclorurati-26.html

GLI ORGANOCLORURATI

 

Il capostipite di questa famiglia di insetticidi è il DDT (diclorodifeniltricloroetano). Grazie alla sua attività insetticida, nel 1939 il suo scopritore fu insignito del premio Nobel.

Il DDT venne impiegato soprattutto nel dopoguerra e nel 1972 venne messo al bando per la sua probabile pericolosità. Tuttavia, anche dopo essere stato messo al bando, questo organoclorurato venne impiegato in certi paesi per lottare contro la propagazione di malattie molto pericolose per l’uomo, come la malaria.
Oggi, gli organoclorurati più conosciuti sono il LINDANO ed il CLORDANO. Il lindano è impiegato contro i pidocchi, invece il lordano è utilizzato contro le termiti.
Il contatto tra questi prodotti e il nostro corpo può avvenire per via orale, per via cutanea ma anche per via inalatoria, respirando le polveri o i gas sprigionati. Gli organoclorurati hanno un grosso difetto, che è quello della scarsa degradabilità ambientale; come tali, permangono per molto tempo nel terreno dove è stato effettuato il trattamento. Inoltre, presentano un’elevata stabilità, una scarsa volatilità ed una lenta biotrasformazione.

 

Come agisce il DDT? Il meccanismo d’azione del DDT è multiplo, perchè va ad agire su diversi punti cruciali per il funzionamento cellulare. Modifica la permeabilità allo ione potassio, altera i canali dello ione sodio, inibisce le ATPasi (Sodio-Potassio e Calcio-Magnesio), e favorisce il legame tra lo ione calcio e la calmodulina, che è una proteina intracellulare che permette al calcio di andare a modificare il rilassamento e la contrazione. Tutti questi meccanismi hanno una caratteristica, che è quella di mantenere la cellula in uno stato eccitato (depolarizzazione). A livello del SNC e del SNP si avranno quindi degli effetti avversi, che si manifestano con un esteso e generalizzato tremore fino ad arrivare ad uno stato convulsivo.
Gli effetti acuti di un’intossicazione da organoclorurati sono tremori, eccessiva risposta a stimoli normali e danni a livello del SNC. Gli effetti cronici dovuti ad un contatto prolungato con gli organoclorurati sono possibili danni al fegato, al sistema riproduttivo (funzione pro-estrogenica) e maggiore incidenza di tumori epatici (promotore del tumore).
In caso di intossicazione da organoclorurati si deve assumere una resina a scambio ionico che è la colestiramina. La funzione di questa resina è di aumentare l’escrezione dell’organoclorurato. Oltre al trattamento con la resina, si può intervenire con la somministrazione di un GABAergico, come una benzodiazepina (diazepam), che riduce il tremore esteso e generalizzato causato dalla sostanza organoclorurata (in questo caso il diazepam come sostanza anticonvulsivante).

http://www.my-personaltrainer.it/tossicologia/oraganoclorurati-26.html

https://it.wikipedia.org/wiki/DDT_(insetticida)

DDT (insetticida) Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Lascio a voi documentarvi  accuratamente sul DDT.

Una cosa è certa..i risultati che si ottengono all’inizio con la morte degli insetti responsabili..vengono nullificati dall’insorgere successivo di specie resistenti..e la situazione diviene più massicciamente peggiore di quella iniziale.

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