Archivio per ottobre 2012

Marc Chagall, e i suoi meravigliosi dipinti   2 comments


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156 OPERE DI MARC CHAGALL (CLIC sull’immagine qui sotto)

 

 

 

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(L’ALBERO DELLA VITA)

Marc Cha­gall è cele­ber­rimo per i suoi dip­inti dai col­ori vivaci, con pre­dom­i­nanza del blu, per l’atmosfera fiabesca, gio­cosa o roman­tica delle sue creazioni. Ma nella Cap­pella dei Pen­i­tenti di Sar­rebourg, una pic­cola cit­tad­ina della Lorena (Fran­cia), sono alcune inaspet­tate vetrate real­iz­zate pro­prio da lui e capaci di incantare i vis­i­ta­tori. Il motivo di una di queste, alta ben 12 metri, è l’Albero della vita. Siamo soliti asso­ciare la cap­pella reli­giosa all’arte antica e la vetrata all’arte got­ica. Ven­gono in questo caso sfa­tate due “con­sue­tu­dini” e ci si ritrova all’interno di una cap­pella iso­lata risalente al XIII sec­olo, dec­o­rata da vetrate con­tem­po­ra­nee da un artista cele­bre per ben altre tipolo­gie di opere. La cap­pella è oggi non solo luogo di con­tem­plazione ma anche vero e pro­prio omag­gio a Cha­gall. E a pen­sarci bene non è così dif­fi­cile com­pren­dere come l’artista russo (nat­u­ral­iz­zato francese), autore di quadri forte­mente bidi­men­sion­ali e non di rado imper­niati di sim­bolismo reli­gioso, abbia trovato nella vetrata un sup­porto ide­ale. Attra­verso una tec­nica sec­o­lare Cha­gall ha trasmesso anche in questo caso il suo mes­sag­gio di vita e amore che appare riv­o­luzionario anche gra­zie al senso  di con­trasto che l’opera, inserita in tale con­testo, scatena in chi la osserva. In un oceano di blu (quel blu al quale l’artista ci ha abit­uati) emer­gono i rossi e i verdi accesi del fogliame e del tronco dell’Albero della vita che quasi sem­bra sma­te­ri­al­iz­zarsi e diventare solo mac­chie di col­ore. Nella parte alta dell’albero, come immersi nella chioma, sono due fig­ure nude che si toc­cano: Adamo ed Eva. I prog­en­i­tori anziché riman­dare al pec­cato orig­i­nale sem­brano voler sim­bo­leg­giare il pro­totipo, per l’umanità, della cop­pia unita dall’amore e gen­er­a­trice di vita. Non man­cano, attorno al grande Albero della vita, altre fig­ure ricor­renti nell’arte reli­giosa. Ecco allora una Vergine col Bam­bino e poi il tradizionale Cristo cro­ci­fisso, tri­on­fante sulla morte e quindi detto tri­umphans. Lon­tana da ogni nat­u­ral­ismo quest’opera mer­av­igliosa e sug­ges­tiva avvic­ina la reli­gione all’ambito del sogno. L’Albero della vita sem­bra qui un com­pen­dio di tutti i sig­ni­fi­cati che ha avuto nella sto­ria: sim­bolo divino e reli­gioso, forza prim­i­ge­nia di rigen­er­azione, armo­nia e amore uni­ver­sale, spir­i­tu­al­ità ed ener­gia vitale. E ad esso, cen­trale e impo­nente, si con­net­tono per­fet­ta­mente tutte le “scene” reli­giose più tipiche dell’arte del pas­sato, imper­ni­ate però qui di un tono fiabesco, tipico per l’artista, e non per questo meno emozionante.

Marc Chagall (Vitebsk, 7 luglio 1887 – Saint-Paul de Vence, 28 marzo 1985) è stato un pittore russo naturalizzato francese, d’origine ebraica.

Il suo vero nome era Moishe Segal (משה סג”ל – Segal è un cognome levita, acronimo di סגן לוי Segan Levi, “assistente levita”); il suo nome russo era Mark Zacharovič Šagalov, abbreviato in Šagal (Шагал; Chagall, secondo la trascrizione francese).

Marc Chagall nasce in una famiglia di cultura e religione ebraica, a Vitebsk, allora facente parte dell’Impero Russo, oggi in Bielorussia. È il maggiore di nove fratelli. Il padre, Khatskl (Zakhar) Chagall, era mercante di aringhe, sposato con Feige-Ite. Nelle opere dell’artista ritorna spesso il periodo dell’infanzia, felice nonostante la condizione di vita.

Iniziò a studiare pittura nel 1906 con il maestro Yehuda (Yudl) Pen, il solo pittore di Vitebsk, ma l’anno successivo si trasferì a San Pietroburgo. Qui frequentò l’Accademia Russa di Belle Arti, con il maestro Nikolaj Konstantinovič Roerich e conobbe artisti di ogni scuola e stile. Tra il 1908 e il 1910 studiò, invece, alla scuola Zvantseva con Léon Bakst. Questo fu un periodo difficile per lui: gli ebrei potevano infatti vivere a San Pietroburgo solo con un permesso apposito e, per un breve tempo, venne persino imprigionato. Rimase nella città fino al 1910, anche se di tanto in tanto tornava nel paese natale dove, nel 1909, incontrò la sua futura moglie, Bella Rosenfeld.

Una volta divenuto noto come artista, lasciò San Pietroburgo per stabilirsi a Parigi, per essere più vicino alla comunità artistica di Montparnasse, dove entrò in amicizia con Guillaume Apollinaire, Robert Delaunay e Fernand Léger. Nel 1914 ritornò a Vitebsk e l’anno successivo si sposò con la fidanzata Bella. La prima guerra mondiale scoppiò mentre Chagall era in Russia. Nel 1916, il pittore ebbe la sua prima figlia, Ida.

Nel 1917 prese parte attiva alla rivoluzione russa: il ministro sovietico della cultura lo nominò Commissario dell’arte per la regione di Vitebsk, dove fondò una scuola d’arte e il Museo di arte moderna di Vitebsk. Nella politica del governo dei soviet non ebbe tuttavia successo e per di più entrò in contrasto con la sua stessa scuola (in cui militava El Lissitzky) che per motivi politici era conforme al suprematismo, assolutamente agli antipodi dello stile fresco ed “infantile” di Chagall. Nel 1920 si trasferì con la moglie a Mosca e poi a Parigi nel 1923. In questo periodo pubblicò le sue memorie in yiddish, scritte inizialmente in lingua russa e poi tradotte in lingua francese dalla moglie Bella; scrisse anche articoli e poesie pubblicati in diverse riviste e, postumi, altri scritti raccolti in forma di libro. Divenne cittadino francese nel 1937.

Durante l’occupazione nazista in Francia, nella Seconda guerra mondiale, con la deportazione degli Ebrei e l’Olocausto, gli Chagall fuggirono da Parigi. Si nascosero presso Villa Air-Bel a Marsiglia e il giornalista americano Varian Fry li aiutò nella fuga verso la Spagna ed il Portogallo. Nel 1941 la famiglia Chagall si stabilì negli Stati Uniti, dove sbarcò il 22 giugno, giorno dell’invasione nazista della Russia.

Il 2 settembre 1944, Bella, compagna amatissima, soggetto frequente nei suoi dipinti e compagna di vita, morì per una infezione virale. Due anni dopo, Chagall fece ritorno in Europa e nel 1949 si stabilì in Provenza.

Uscì dalla depressione causata dalla morte della moglie, quando conobbe Virginia Haggard, dalla quale ebbe un figlio. Fu anche aiutato dalle commissioni che ricevette per lavori per il teatro.

In questi anni intensi, riscoprì colori liberi e brillanti: le sue opere sono dedicate all’amore e alla gioia di vivere, con figure morbide e sinuose. Si cimentò anche con la scultura, la ceramica e il vetro.

 

 

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VETRATE DI CHAGALL A REIMS

 

 

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L’ospedale Hadassah (Gerusalemme occidentale)-VETRATE CHE RAPPRESENTANO LE 12 TRIBU’ DI ISRAELE

L'ospedale Hadassah, Gerusalemme, Israele

 

 

La tomba di Chagall nel cimitero di Saint-Paul de Vence

Chagall si risposò nel 1952 con Valentina (detta “Vave”) Brodsky: viaggiò diverse volte in Grecia. Nel 1957 si recò in Israele, dove nel 1960 creò una vetrata per la sinagoga dell’ospedale Hadassah Ein Kerem e nel 1966 progettò un affresco per il nuovo parlamento. Viaggerà anche in Russia dove sarà accolto trionfalmente, ma si rifiuterà di tornare nella natìa Vitebsk.

Durante la guerra dei sei giorni l’ospedale venne bombardato e le vetrate di Chagall rischiarono di essere distrutte: solo una venne danneggiata, mentre le altre vennero messe in salvo. In seguito a questo, Chagall scrisse una lettera in cui affermava di essere preoccupato non per i suoi lavori ma per la salvezza di Israele.

Chagall morì a novantasette anni, a Saint-Paul de Vence, il 28 marzo 1985.

Chagall nei suoi lavori si ispirava alla vita popolare della Russia europea e ritrasse numerosi episodi biblici che rispecchiano la sua cultura ebraica. Negli anni sessanta e settanta, si occupò di progetti su larga scala che coinvolgevano aree pubbliche e importanti edifici religiosi e civili.

Le opere di Chagall si inseriscono in diverse categorie dell’arte contemporanea: prese parte ai movimenti parigini che precedettero la prima guerra mondiale e venne coinvolto nelle avanguardie. Tuttavia, rimase sempre ai margini di questi movimenti, compresi il cubismo e il fauvismo. Fu molto vicino alla Scuola di Parigi e ai suoi esponenti, come Amedeo Modigliani.

I suoi dipinti sono ricchi di riferimenti alla sua infanzia, anche se spesso preferì tralasciare i periodi più difficili. Riuscì a comunicare felicità e ottimismo tramite la scelta di colori vivaci e brillanti. Il mondo di Chagall era colorato, come se fosse visto attraverso la vetrata di una chiesa.

Marc Chagall si è occupato anche di Mail art (vedi il volume Il recupero della memoria del milanese Eraldo Di Vita).

Durante il suo primo soggiorno a Parigi rimane colpito dalle ricerche sul colore dei Fauves e da quelle di Robert Delaunay (definito il meno cubista dei cubisti). Il suo mondo poetico si nutre di una fantasia che richiama all’ingenuità infantile e alla fiaba, sempre profondamente radicata nella tradizione russa. La semplicità delle forme di Marc lo collega al primitivismo della pittura russa del primo Novecento e lo affianca alle esperienze di Natal’ja Sergeevna Gončarova e di Michail Fedorovič Larionov. Con il tempo il colore di Chagall supera i contorni dei corpi espandendosi sulla tela. In tal modo i dipinti si compongono di macchie o fasce di colore, sul genere di altri artisti degli anni Cinquanta appartenenti alla corrente del Tachisme (da tache, macchia). Il colore diventa così elemento libero ed indipendente dalla forma.

http://www.sardegnabelarus.it/ch-bio.htm

Opere giovanili

http://www.sardegnabelarus.it/ch-01.htm

Opere del primo periodo parigino di Mark Chagall 1910- 1914

http://www.sardegnabelarus.it/ch-02.htm

Opere di Mark Chagall del periodo storico comprendente la Prima Guerra Mondiale, le Rivoluzioni Borghese e d’Ottobre in Russia 1914- 1923

http://www.sardegnabelarus.it/ch-03.htm

Opere di Mark Chagall del periodo francese e americano 1923- 1948

http://www.sardegnabelarus.it/ch-04.htm

Opere di Mark Chagall del periodo della maturità 1948- 1985

http://www.sardegnabelarus.it/ch-05.htm

L’Uomo incontaminato della Sierra Amazzonica (I nostri Antenati e la loro vita serena e gioiosa)   Leave a comment


El hombre y la Tierra – El mundo del jaguar (serie venezolana). Capítulo completo.

Serie documental sobre reportajes de diferentes animales de la fauna venezolana protagonizada por Félix Rodríguez de la Fuente.

30 años sin Félix recuerda ‘El Hombre y la Tierra’ , audios de RNE, reportajes y documentales.

Félix Rodríguez de la Fuente y su equipo navegan por el Orinoco, donde se cruzan con Los Yanomanos.

Un pueblo de la selva venezolana que incluso desconociendo leyes matemáticas, construyen puentes perfectos.

Se basan en el perfecto conocimiento de todas las maderas de la selva.

Un pueblo de la selva que evitaba los grandes ríos porque, según sus tradiciones,

es donde estaban los grandes ríos. Una aventura en las orillas del río Orinoco.

L’uomo e la terra  (documentario)

gli  Yanomanos,un popolo della  foresta amazzonica,che senza la conoscenza di leggi matematiche costruiscono ponti perfetti.Si basano sulla perfetta conosacenza di tutti gli alberi della foresta

Vedendo questo filmato  si puo’ sentire un senso di melanconia per un modo di essere,ormai perduto..

I gattini che sembrano ragazze pinup degli anni ‘50 (troppo graziosi)   Leave a comment


 

post dedicato agli amanti del gatto ..che quando ci si mette è veramente insuperabile..

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il cancro si cura con il bicarbonato di sodio   1 comment


Una buona notizia per tutti noi e una cattiva notizia per la case farmaceutiche. Il Dr. Mark Pagel della University of Arizona Cancer Center, riceverà 2 milioni di dollari dal National Institutes of Health per studiare l’efficacia della terapia personalizzata con bicarbonato di sodio per il trattamento del cancro al seno. Ecco il comunicato sul quale è scritto :”Il fondo da 2 milioni di dollari servirà a migliorare la misurazione sull’efficacia del bere bicarbonato di sodio nel curare il cancro al seno. E’ stato provato che bere bicarbonato di sodio riduce o elimina il diffondersi del cancro nel seno, nei polmoni, cervello ed ossa.”

radiografia cancro

Read more: http://it.ibtimes.com/articles/29464/20120513/cancro-cura-bicarbonato-di-sodio.htm#ixzz29YcMNzCR

In realtà, il bicarbonato di sodio è già utilizzato per la cura di malattie come l’influenza e il raffreddore; se assunto per via orale e transdermica, ecco che il bicarbonato potrebbe diventare una prima cura per il trattamento del cancro, malattie renali, diabete.

La notizia non è priva di fondamento scientifico, anzi, è provata in questo documento della NCBI (National Center of Biotechnology Information)

In sostanza, il bicarbonato agirebbe sul grado di acidità del nostro sangue. Il pH del nostro sangue e dei nostri fluidi corporei, non rappresenta altro che il nostro stato di salute e il bicarbonato agirebbe come vero e proprio regolatore del pH influendo direttamente sul livello acido-alcalino alla base della salute umana.

La scala del pH è come un termometro del nostro stato di salute, a tal punto che valori al di sopra o al di sotto di 7,35-7,45 possono segnalare sintomi di malattie o patologie gravi. Difatti, quando il corpo non riesce più a neutralizzare gli acidi, essi vengono trasferiti nei fluidi extracellulari e nel tessuto connettivo recando danni all’integrità cellulare.

Facciamo un esempio: l’aumento di acidità di un lago colpito dalle piogge acide si tradurrà in una maggiore solubilità di elementi come l’alluminio e in una proliferazione di alghe. Questi due elementi concorrono ad elevare il tasso di mortalità di quel lago. Per riportare il lago in vita occorre alcalinizzare l’acqua ripristinando il pH. Poichè il cancro si sviluppa e vive in un ambiente acido, riuscire a ripristinare il pH naturale può aiutare la distruzione delle cellule cancerose o almeno ritardarne la diffusione. E’ per questo che già alcuni anni fa furono iniziati alcuni studi sull’utilizzo degli antiacidi associati ai farmaci chemioterapici. Una ricerca pubblicata nel Marzo 2009 dalla US National Library of Medicine dimostrò che su alcuni topi da laboratorio il bicarbonato era in grado di rallentare la diffusione delle metastasi.

Il Dr. Pagel i suoi colleghi utilizzeranno una speciale risonanza magnetica per misurare il pH di un particolare tumore e verificare l’efficacia del bicarbonato sulla massa in oggetto. Infatti con questa nuova macchina, il team dell’Università dell’Arizona potrà studiare i pazienti prima e dopo la somministrazione del bicarbonato per tentare di sviluppare un approccio personalizzato per ogni paziente. Ovviamente un grado di pH del nostro corpo intorno ai valori 7,35-7,45 garantisce un giusto equilibrio fisico rendendoci più resistenti alle malattie. Questo significa che possiamo praticare la cosiddetta “cura del pH” avendo uno stile di vita sano ed alimentandoci nel modo giusto. Sicuramente, invece, per avere risultati nell’ambito delle cure per il cancro dovremo aspettare che le sperimentazioni siano portate a termine, cosa che procede a rilento a causa della mancanza di fondi soprattutto da parte delle case farmaceutiche.

In quest’ultimo caso infatti la domanda è d’obbligo: quali sarebbero le ripercussioni per le case farmaceutiche? Sicuramente ne risentirebbero negativamente in quanto diminuirebbero domanda e consumi per medicinali chemioterapici, per la cura del cancro in genere, per la cura delle malattie come diabete e malattie più comuni come influenza e raffreddore. Un bel problema per le case farmaceutiche, un problema risolto per la nostra salute e per il nostro benessere

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In Italia gli satessi risultati sono stati studiati e proposti dall’oncologo  dott Tullio Simoncini

Protesta Femen a Parigi: con le femministe c’è anche suor Veronique   1 comment


Suor Veronique, una monaca dell’ordine domenicano, si è fatta ritrarre insieme alle attiviste a seno nudo, a Place Vendome, una delle piazze più famose della capitale. Davanti agli occhi stupiti dei passanti e dei tanti turisti che approfittavano della bella mattinata di sole, le due militanti si sono appese alle inferriate del ministero, mostrando ai fotografi i loro corpi a seno nudo con i seguenti slogan: ”La giustizia mi fotte”, ”I’m a slut, rape me”, ”Castrazione per gli stupratori”.

Il movimento femminista di origine ucraina ha aperto di recente un campo di addestramento internazionale nel XVIII/o arrondissement di Parigi. Quella di lunedì 15 è la loro prima azione contro un’istituzione francese. La manifestazione è durata circa dieci minuti. Poi le militanti si sono spostate nel centro della piazza e hanno risposto alle domande dei cronisti. ”Siamo qui per denunciare le assoluzioni”, racconta Eloise Bouton, una delle attiviste francesi del movimento. ”La nostra azione – aggiunge – non è contro il ministero della giustizia o la ministra Taubira, ma questo palazzo è il simbolo della giustizia”. E ”in Francia le vittime di uno stupro vengono ancora percepite come colpevoli”.

Mentre le Femen vengono fotografate da cronisti e turisti, una suora piuttosto anziana, Suor Veronique, passa per caso di lì. I cronisti le chiedono cosa pensi delle attiviste e lei risponde che hanno ragione, che la loro è una buona idea. La religiosa sorride e si fa ritrarre con le militanti, che sono entusiaste del suo sostegno. Alla fine arrivano anche dei poliziotti in borghese, che trattano con le Femen e riescono ad accompagnarle fino alla fermata della metro. Contro la sentenza di primo grado di Fontenay-sous-Bois hanno anche protestato una trentina di associazioni riunite nel collettivo ‘Fe’ministes en mouvements’. Intanto la Francia aspetta il processo d’appello.

PARIGI – E’ spuntata anche una suora tra le attiviste di Femen, che lunedì 15 ottobre hanno tenuto una prima manifestazione davanti al ministero della Giustizia a Parigi contro il verdetto dei giudici francesi nella vicenda degli stupri collettivi a Fontenay-sous-Bois, in cui dieci dei quattordici ragazzi accusati di violenze su due teenager sono stati assolti e gli altri quattro condannati a pene leggere.

 

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